Prezzo dei carburanti, regna il caos: automobilisti disperati. Rottura a quanto pare insanabile tra i gestori della benzina e il governo Meloni
La vicenda del brusco stop alle accise sui carburanti deciso dal governo presieduto da Giorgia Meloni ha scatenato un vero e proprio putiferio a tutti i livelli. L’improvvisa e per certi versi inattesa impennata dei prezzi di benzina e diesel nelle ore successive alla decisione presa dal nostro esecutivo ha innescato una reazione a catena, in particolare le vibranti e veementi proteste di automobilisti e autotrasportatori che hanno quasi obbligato il governo a prendere nuovi provvedimenti.
L’ultima notizia, che ha nuovamente scosso sia il mondo politico che gli stessi consumatori, è che lo sciopero dei benzinai del 25 e 26 gennaio è stato confermato, almeno per il momento. Si è infatti riaccesa la protesta dei gestori dei distributori di benzina dopo l’emanazione del cosiddetto decreto Trasparenza sui prezzi del carburante.
Un decreto di cui i gestori delle pompe di Fegica e Figisc Confcommercio contestano la parte relativa alle sanzioni ai benzinai e proprio per questo hanno preso la sofferta decisione di ribadire la protesta indetta per mercoledì 25 gennaio e giovedì 26. Va infatti sottolineato come i due giorni di sciopero fossero stati prima annunciati e poi congelati in seguito al chiarimento avuto con i rappresentati del governo.
Prezzo dei carburanti, riesplode la protesta: cosa potrebbe accadere
Ma in seguito alla promulgazione del decreto tanto contestato dai gestori, lo sciopero è stato confermato. Il presidente di Fegica, Roberto Di Vincenzo, ha infatti parlato apertamente di scaricabarile del governo. Più accomodante e aperta al dialogo la posizione del presidente nazionale della Figisc, Bruno Bearzi, secondo cui tutto dipenderà dall’incontro con gli esponenti dell’esecutivo che andrà in scena nelle prossime ore.
Se il decreto non venisse ritoccato, i distributori confermeranno i due giorni di chiusura. Intanto l’Antitrust ha avviato una serie di istruttorie con ispezioni per presunte irregolarità sull’applicazione dei prezzi alla pompa. Dopo le accuse di speculazione avanzate anche da figure di rilievo del governo, c’era stata una ricucitura tra i gestori e lo stesso esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Una tregua solo momentanea, che ha resistito fino alla pubblicazione del decreto Trasparenza che alla fine ha mantenuto un impianto accusatorio nei confronti dei benzinai, secondo quanto ritengono gli stessi distributori. Proprio per questo motivo lo sciopero, che era stato congelato, per il momento è stato confermato.
L’Antitrust, intanto, ha avviato le istruttorie con ispezioni che hanno riguardato tutti i principali colossi petroliferi: Eni, Esso, Ip, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil. Nelle istruttorie si parla di irregolarità per l’applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato e per l’omessa comunicazione dei prezzi al portale Osservaprezzi.
Secondo l’Antitrust, quindi, si potrebbe verificare un caso di “omessa diligenza”: le compagnie non avrebbero adottato le misure necessarie per prevenire e contrastare le condotte illecite che andrebbero a danno dei consumatori. Secondo quanto emerso finora, sarebbero state accertate infrazioni sui prezzi del carburante in oltre mille pompe di benzina in tutto il territorio nazionale.
Ma intanto quali sono i prezzi della benzina? Il trend negli ultimi giorni è sostanzialmente stabile, con un lieve calo verificatosi nell’arco dell’ultima settimana. Secondo i dati elaborati da Quotidiano Energia, il prezzo medio nazionale è in ulteriore, seppur leggerissima, discesa nonostante la scorsa settimana si sia chiusa con quotazioni del petrolio in rialzo.