Così si vince in paradiso. Perché così si gioca.
Il Napoli registra la sua seconda vittoria più larga di sempre sulla Juventus in campionato, la sua terza nella storia, e le immagini si staccano dallo schermo per assumere quei rilievi scontornati di momento che diventa icona, come la vittoria del Napoli di Maradona a Torino nel 1986 divenne la partita iconica del primo scudetto azzurro. La Juventus non fece più parte di quella lotta scudetto, il Napoli se lo giocò con l’Inter, ma fu quella partita in faccia ai rivali di sempre, campioni d’Europa, che disegnò e tuttora disegna i confini della storia.
Ce ne sono pur sempre 20 di partite da giocare, il Milan è ancora in corsa e un pochino lo sono pure Juve e forse Inter, ma il ritmo pazzesco del Napoli conta ancora di più perché il gap rispetto alle altre è totalmente meritato sul piano del gioco.
E adesso, anche sul piano della mentalità.
Perché è successa una cosa da grandissima squadra, quella che raggiunge un traguardo che viene ricordato nei tempi.
Il Napoli aveva sì giocato meglio nel Primo Tempo, aveva chiuso 2-1, ma in verità la Juventus aveva assolutamente tenuto botta: il gol prima dell’intervallo, sempre psicologicamente velenoso da gestire; la reazione veemente dopo lo svantaggio, e quella di testa dopo l’immeritato doppio colpo; e in generale una Juve che almeno come atteggiamento non era stata remissiva, anzi.
Per questo, quello che ha fatto il Napoli dal 47’ definisce il campionato fantastico, e forgia la corona che merita di calzare Spalletti dopo una carriera sottovalutata.
Il Napoli è tornato in campo non essendo contento del 2-1, non gestendo, e nemmeno giocando come nel Primo Tempo.
No.
Ha giocato molto, ma molto meglio. Ha sentito l’odore del sangue avversario, e ha montato ancora di più la furia agonistica. Ha rispetto alla Juventus sicuramente un fuoriclasse, Kvaratskhelia. Più un grandissimo attaccante, Osimehn, che shakera con Kvara i gemelli del gol di doriana memoria.
Ma Spalletti li ha portati oltre: è stato un Secondo Tempo di tempesta perfetta con cui il Napoli ha distrutto la Juventus, spingendo di più, facendo il salto da grande a grandissima squadra.
Qual è la differenza? La prima vince perché è più brava. Quella grandissima invece, vince perché è più brava ma vuole anche dimostrarlo.
Cosa resta alla Juve? Perdere ci stava, farlo così dimostra come tutta una partita a giocare ad alto livello la Juve di Allegri non sia abituata a farlo, ed è difficile farlo di colpo.
Allegri ha fatto intendere che fosse una serata no, ma non è assolutamente questa la spiegazione, lo dimostra il Primo Tempo gagliardo bianconero: lui stesso, che ha approcciato bene, è stato inerme nella reazione nella ripresa, ed è affondato con la squadra.
Il 5-1 non è solo giusto sulla partita. Lo è anche sul campionato di Napoli e Juventus.
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