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Pedullà: “Skriniar, parla! Non sei Sergio Ramos”

Il mercato non ha pagato fin qui granché in casa Milan, ma non siamo tra quelli che fanno le pulci dopo cinque o sei mesi di stagione. Ci sono i precedenti, certo: Leao sembrava un bidone, Tonali viaggiava a marce ridotte, bisognava aspettarli e sappiamo come è finita. Quindi, quelli che si riempivano la bocca, “blablabla”, sono gli stessi che poi salgono sul carro. Un classico, a maggior ragione nell’era social. L’appunto forse è un altro: la nuova proprietà del Milan punta da sempre sui giovani, non possiamo dire che sia un errore ma ogni tanto bisognerebbe fare un’eccezione. Non per forza un 33enne o un 35enne, basterebbe un 28enne, ma la filosofia vive sempre di una certa coerenza quando si potrebbe fare uno strappo alla regola. Certo, le mosse di Pioli contro la Roma negli ultimi 20 minuti sono sembrate un voler stravincere quando bisognava vincere e il Milan stava sopra di due gol. Ma anche gli allenatori più ispirati sbagliano, la teoria spesso sbatte contro la pratica e bisognerebbe vivere di certezze. Ora il Milan vorrebbe fare bingo sul mercato, ci riferiamo ai rinnovi. Bennacer è pronto al grande giorno con il cerimoniale per la firma: nuovo contratto fino al 2027, ingaggio da 4,2 milioni a stagione (le cifre sono queste ben oltre il passaparola) più bonus che lo avvicinano al famoso tetto di Theo Hernandez. Siccome Giroud non vede l’ora di impugnare una bella Montblanc per mettere nero su bianco, ora non resta che uscire dal tunnel Leao puntando sulla volontà del ragazzo e ben oltre la stucchevole storia della multa. Stucchevole nel senso che non se ne può più. Chiudere tre rinnovi così importanti significherebbe fare bingo e mettere nell’armadio i tormentoni-delusione del passato con i vari Donnarumma, Calhanoglu e Kessie. La consapevolezza che il vento stia cambiando e che i più bravi continueranno ad addormentarsi con un pigiama tutto rossonero.
Ci sono due storie che hanno un po’ rotto le balle, e dire un po’ di sicuro è un eufemismo. La prima storia riguarda Adrien Rabiot. La seconda chiama in causa Milan Skriniar. La prima storia coinvolge Adrien e la Signora, ma la Signora non è la Juve piuttosto la mamma Veronique. Ora, che Allegri sia strafelice di questo Rabiot non ci sono dubbi, lo era già la scorsa estate quando aveva gufato il trasferimento (poi saltato) al Manchester United malgrado l’accordo raggiunto tra i club. Da quel momento Adrien ha inserito il turbo, è passato dalla seconda alla quinta, segnalato in fase di decollo, al punto da essere irrinunciabile. Ora ci sta tutto, persino un atto di generosità (o di sconto…) al momento del nuovo contratto. Ma che la Signora (Veronique) possa scendere dai 10 milioni – base minima – a stagione per fare una cortesia a tizio o a caio sarebbe forse la Notizia del 2023. E magari anche quella del 2024. Vedremo. Di sicuro meglio battere cassa che non dare una risposta, come sta facendo Milan Skriniar. L’Inter sa di aver sbagliato più di qualcosa nella strategia, figlia di una proprietà che non consente agli uomini mercato di lavorare nel migliore dei modi. Senza dimenticare anche che 50 milioni per un difensore, come quelli offerti la scorsa estate dal Paris Saint-Germain, vanno presi in cinque secondi. A meno che non esista la certezza di un rinnovo a qualsiasi cifra. Quella certezza non c’era, evidentemente. Ma Skriniar parli e dia un segnale, in un senso o nell’altro. Lo deve ai tifosi, alla gente che lo ha apprezzato, a chi gli ha dedicato striscioni. Anche Sergio Ramos aveva parlato per comunicare la sua decisione ai tempi del Real. Sergio Ramos.

Redazione Sportitalia

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