Sono tutti bravi a parlare, a copiare, a scimmiottare. Poi, quando bisogna dimostrare davvero, a quasi tutti serve un budget importante, da 25 milioni per ogni cartellino in su. Altrimenti non si può andare avanti, Dio che sofferenza, il presidente deve aiutarmi e capire che io così non ce la posso fare. Certo, se il budget fosse per tutti da 25 milioni a cartellino, chiunque potrebbe fare il direttore sportivo, anche chi non si è mai occupato di calcio. I fenomeni sono quelli che riescono a fare un lavoro di scouting senza stare sprofondati su un divano, davanti alla televisione e con un whisky da sorseggiare tanto a fine mese mi arriva un bonifico importante e cosa vuoi che mi interessi. I fenomeni sono quelli bravi a vendere piuttosto che solo ad acquistare: in questo senso Tare non riesce a fare una cessione vera neanche se lo rimorchiano e gli fanno trovare un’autostrada libera. Ma i famosi fenomeni sono quelli che hanno scoperto Kvaratskhelia, chiudendo l’operazione in gran segreto a marzo quando gli altri sono reduci da una bella settimana bianca e cosa vuoi che ne sappiano del georgiano. Non è soltanto quello, ma anche e soprattutto il non trascurabile particolare che sia stato chiuso per 10 milioni e oggi forse c’è chi sarebbe pronto a portarne 100 o 110 per far barcollare il Napoli. Bene, lo diciamo a beneficio di chi si atteggia da fenomeno soltanto perché copre il ruolo di direttore sportivo. A questi signori consigliamo di scoprire e portare il nuovo Kvara, fatti e non parole, il modo migliore per non nascondere più quintali di polvere sotto il tappeto. E per non piangere perché non hanno il famoso budget che prevede 25 milioni per un cartellino. Anche se lo avessero, magari sbaglierebbero acquisto spendendo tanti soldi: Kvaratskhelia insegna che servono competenza, fiuto e coraggio, non solo un portafoglio bello pieno.
Fabio Paratici lavora per un Tottenham più forte e competitivo, nella speranza che prima o poi a Conte (in scadenza) non passi la voglia di Spurs per un progetto più allettante. Paratici è stato illuminato e competitivo fino a quando ha agito da mediano di copertura con Marotta in cabina di regia. Ovviamente parliamo della sua esperienza alla Juve che ha lasciato qualche danno incalcolabile, da pagare purtroppo con gli interessi. Lasciamo perdere i parametri zero a ingaggi supersonici, ci riferiamo a Ramsey più che a Rabiot. Lasciamo perdere qualche scambio grottesco, Pjanic per Arthur sarà una delle operazioni più brutte della storia. Lasciamo perdere l’assortimento sulle fasce, con rinunce dolorose e senza senso come quella relativa a Cancelo. E se vogliamo, ma non vorremmo, lasciamo perdere la gestione (pessima) della vicenda Suarez. Vorremmo parlare solo di Romero, fresco Campione del Mondo con l’Argentina perché si tratta di un chiodo fisso. Riepilogando: la Juve lo prende dal Genoa senza farlo passare dalla prima squadra, già questo ha poco senso. L’Atalanta gli mette gli occhi addosso e Paratici decide di accordare un riscatto di circa 20 milioni. Poi Paratici va al Tottenham e stabilisce che uno come Romero andrebbe regalato a Conte per circa 55 milioni, bonus compresi. Più o meno 35 milioni in più rispetto alla valutazione che aveva fatto, da direttore sportivo della Juve, per liberarlo verso l’Atalanta. Questi sono danni, tecnici, che resteranno nei secoli.
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