Pelé poteva diventare italiano, l’incredibile retroscena sulla sua carriera. Il Re del calcio scomparso a 82 anni è stato vicino alla Serie A
“Ho ricevuto diverse offerte, da tutte le parti del mondo”. Così parlava Pelé ricordando al sua carriera, che in realtà si era dipanata tra il Santos, per una vita, e i Comos a New York negli ultimi due anni fino al 1° ottobre 1977.
In realtà però anche se non tutti lo ricordano, ‘O Rei avrebbe potuto essere italiano, o meglio diventare una stella della nostra Serie A. In effetti subito dopo i Mondiali del ’58 arrivò un’offerta dalla Juventus, direttamente dall’Avvocato Gianni Agnelli.
Un affare che andava anche al di là del calcio, perché Pelé sarebbe stato pagato… con azioni. “Quando vennero a realizzare in Brasile una fabbrica della Fiat – aveva raccontato il campione – mi proposero di giocare nella Juventus. Non accettai il loro invito perché mi trovavo molto bene nel Santos, una delle squadre più forti del mondo in quel periodo. Agnelli voleva darmi azioni della Fiat perché andassi alla Juventus”.
A Torino poi ci andò con il suo Santos il 26 giugno 1963 per giocare una partita amichevole allo stadio Comunale contro la Juventus di Omar Sivori. In panchina per i bianconeri il tecnico Paulo Amaral, brasiliano come ‘O Rey. Fischio di inizio fissato per le 21.30 e finì 5-3 per la Juventus, con Omar Sivori autore di una tripletta (gli altri due gol bianconeri segnati da Gori e Menichelli). Per il brasiliani, invece, andarono a segnò Coutinho, Pepe e Pelè, appunto.
Juventus, ma anche Inter. Quella che alla fine degli anni ’50 stava cominciando a costruire la sua leggenda. Lo aveva confermato qualche tempo fa Massimo Moratti a La Gazzetta dello Sport: “In effetti fu l’Inter il primo club europeo ad avere in mano quel campionissimo. Ricordo perfettamente che avevamo preso Pelé per la stagione 1958-59, lui era il ragazzino capace di stupire il mondo in Svezia. Papà scattò subito e se lo assicurò, anticipando altre società interessate”.
C’era già il contratto, solo da depositare. Ma appena la notizia cominciò a circolare in Brasile, i tifosi si scatenarono contro i dirigenti del Santos. Era diventato un caso nazionale e così alla fine Angelo Moratti stracciò il contratto, per far evitare guai peggiori al suo omologo dall’altra parte del mondo.
Quindi avrebbe potuto fare coppia con Omar Sivori a Torino, con Lennart Skoglund a Milano ma alla fine rimase a casa sua. E l’Italia restò con il rim pianto di non averlo mai potuto ammirare dal vivo, se non in amichevole.
La vita di Pelé, nonostante foisse cittadino del mondo, è stata profondamente legata alla sua terra e sarà questa ad accoglierlo per l’ultimo saluto. Nello stadio di Vila Belmiro, dove il Santos gioca le sue gare casalinghe, si svolgerà la veglia funebre aperta al pubblico, come aveva chiesto lui. Il pellegrinaggio è già cominciato, così come nei giorni scorsi erano stati iniziati i preparativi per la cerimonia, quando era chiaro che la situazione fosse compromessa.
Poi Pelé sarà sepolto in un cimitero verticale, il più alto del mondo, nel municipio di Santos. Lo ha anticipato la testata ‘O’ Globo’: il campione acquistò anni fa una serie di loculi per sé e la famiglia all’interno del Memoriale della Necropoli Ecumenica.
Un cimitero con vista sull’Estádio Urbano Caldeira, la casa del Santos. Lì sono già sepolti il fratello di Pelé, Jair Arantes do Nascimento, Zoca, morto nel 2020 e sua figlia, Sandra Arantes do Nascimento, morta nel 2006. Ma anche Antonio Wilson Honório, detto Coutinho, compagno d’attacco del mitico Santos due volte campione del mondo nel 1962/1963, e scomparso nel 2019. l funerali di Pelé sono in programma martedì 3 gennaio.
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