Che la situazione economica dell’Inter imponga delle riflessioni approfondite non è una notizia, è una realtà acclarata con la quale i tifosi nerazzurri hanno loro malgrado imparato a convivere già da diverso tempo. La novità potenziale è che anche a stagione in corso il club milanese possa trovarsi in qualche maniera costretto a modificare i propri piani tecnici procedendo, o quantomeno valutando, una cessione illustre già a gennaio.
Del resto, il meccanismo di finanziamenti con relativi maxi interessi innescato da Steven Zhang crea una situazione debitoria destinata ad incrementarsi anche al netto dei sacrifici tecnici che annualmente la dirigenza affronta nell’ottica di ritardare il momento della resa dei conti. Un circolo vizioso che non crea margini di manovra e che difficilmente potrà portare ad una via d’uscita a stretto giro di posta, a meno di una novità decisamente rilevante come l’innesto di una nuova sponsorizzazione in grado di sostituire quella mai riscossa di Digitalbits, o ancora il definitivo via libera al progetto per il nuovo stadio, o infine (come la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica si augura) un cambio di proprietà. Svolta che mettere fine alla rincorsa attuale e regali ai dirigenti che stanno cercando di operare mantenendo il più possibile inalterato il livello di competitività della squadra, una tranquillità ed una solidità che mancano da due anni abbondanti.
Entrando nelle pieghe di ciò che potrebbe verificarsi a livello di conseguenze concrete e semi immediate, il presupposto di partenza è che in casa Inter non ci sia la possibilità di ritenere un calciatore del tutto incedibile, o ancora di ritardare le evoluzioni del mercato al termine della stagione per non compromettere il raggiungimento degli obiettivi sportivi in Italia ed in Europa. A questo proposito diventa quasi automatico che a livello di percezione, l’universo nerazzurro venga identificato dai top club con portafoglio, alla stregua di un supermercato di lusso dal quale poter attingere in forza di una situazione economica non paragonabile nemmeno lontanamente a quella dei compratori che vi si affacciano alla ricerca della loro occasione.
La scelta del momento (di cedere o di acquistare) diventa così un aspetto chiave per evitare di ritrovarsi alle prese con situazioni analoghe a quelle di Skriniar, quale che sia l’esito della telenovela legata allo slovacco. I tentennamenti estivi, prima sul fronte rinnovo e poi sul fronte cessione con annesso investimento poi saltato per Bremer, hanno portato l’Inter a doversi confrontare con una situazione scivolosa, poiché l’eventuale rinnovo sarebbe certamente a cifre più alte rispetto a quelle programmate prima della querelle estiva, mentre una partenza a parametro zero dopo aver rifiutato i 50 milioni più bonus offerti da Campos tra luglio ed agosto andrebbero a delineare un vero e proprio bagno di sangue dal punto di vista economico.
Chi si frega le mani sono dunque i “mecenati” del calcio moderno, billionaire alla Todd Boehly che non si prefigurano alcun problema nell’elargizione di bonifici da urlo per cercare di porre rimedio alle esigenze tecniche dei loro club. A questo proposito sorprendono solo relativamente i movimenti sottotraccia che da Londra spirano verso Milano già in ottica gennaio, con l’obiettivo di anticipare l’assalto solo accennato in estate a Denzel Dumfries. Le indicazioni sono di un tentativo concreto che il Chelsea avrebbe già pianificato per le prossime settimane, conscio del fatto che da casa Inter difficilmente sarebbe possibile opporre una resistenza strenua ed impossibile da scalfire. Del resto, l’exploit mondiale che ha evidenziato l’olandese come uno dei migliori interpreti del ruolo dell’intera competizione ha fatto aumentare in maniera lecita ed inequivocabile il prezzo del suo cartellino con relativa plusvalenza che si andrebbe ad iscrivere a bilancio. I 15 milioni (12,5 più 1,5 di bonus) dell’estate 2021 sono diventati almeno 60 per iniziare ad intavolare una trattativa che non spaventerebbe gli interlocutori londinesi, e potrebbe finire per stuzzicare in maniera irrimediabile gli appetiti (e le esigenze) di Steven Zhang.
Molto più di quanto avrebbero potuto fare i suoi commensali natalizi con relative mance.