In NBA tiene banco la questione attorno alla scelta di una franchigia in un’inattesa crisi: ai saluti un giocatore a sorpresa.
La scelta di rinunciare al lungo su cui tanto si puntava ha spiazzato tanti, per il protagonista si tratta di un’occasione ma intanto monta la polemica: cosa riserverà il prossimo futuro della squadra?
La stagione NBA è ormai iniziata da qualche settimana e dopo più di 10 partite per franchigia si possono iniziare a trarre i primi giudizi. Tra squadre rivelazione e big in crisi, le certezze confermate della preseason sono poche e spesso legate a singoli momenti di forma, infortuni o assenze per agioni terze.
Lakers e Nets sembrano proseguire nelle difficoltà conclamate già dall’anno passato: i gialloviola, pur avendo trovato una soluzione alla questione Westbrook, restano lontani dal poter competere per i play off e l’attuale record di 3-10 lo conferma, lato Brooklyn le grane legate a Kyrie Irving e alla guida tecnica hanno compromesso fin qui l’inizio di stagione.
A sorprendere in positivo sono invece Utah e Portland. I Jazz da squadra alla ricerca di Wembanyama sono ora in piena zona play off mentre i Blazers, con un Lillard ritrovato, stanno performando ben sopra le attese. La vera delusione della stagione sino ad ora arriva sempre dall’Ovest: i campioni in carica Golden State Warriors.
Saranno state le tante discussioni attorno alle questioni salariali, lo status di favoriti numero 1 tornato dopo il titolo del 2021/22, sarà qualche malumore, sta di fatto che i Golden State Warriors non sembrano essere quel carro armato che ha dominato a più rirprese la lega negli ultimi anni.
La “crisi” che i ragazzi di Steve Kerr stanno affrontando non è solo stata inattesa, ma addirittura preoccupante, soprattutto per l’assenza di molti di quei principi di gioco che hanno sempre caratterizzato la squadra della Baia ed il record di 6 vittorie e 8 sconfitte che vale solo il decimo posto nella Western Conference, lo conferma. Per dare una scossa gli Warriors hanno quindi deciso di prendere una scelta molto forte e decisa: rispedire in G-League James Wiseman.
La seconda scelta sssoluta del Draft del 2020, tornata a disposizione questa stagione dopo un’infinita serie d’infortuni che ne aveva compromesso la carriera in NBA sino ad ora, non solo non è riuscita ad avere il giusto impatto, ma è stato, almeno da un punto di vista statistico, un vero e proprio malus per i suoi.
Il ritorno nella G-League, la “primavera” della massima lega cestistica americana, è una sorpresa ma non di certo un qualcosa di imprevedibile visto il non apporto che il 33 ha dato alla causa, la domanda resta ora una: quale sarà il futuro suo e di Golden State?
Per analizzare l’attuale situazione dei gialloblu bisogna partire da un dato di fatto: per il momento non sono state prese in considerazioni trade dalle parti di San Francisco. Il periodo no difficilmente porterà il GM Bob Myers a compiere scelte affrettate di ogni sorta e pertanto difficilmente Wiseman verrà scambiato a breve.
La scelta di mandare il ragazzo in G-League però apre a dubbi indubbiamente leciti. Gli Warriors sono senza dubbio una franchigia in grado di attendere i propri giovani e di farli crescere al meglio, la necessità però di far fruttare al meglio i tanti soldi spesi dalla proprietà potrebbe ora avere la meglio, starà al centro selezionato nel 2020 far ricredere Kerr e non solo.
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