NBA, addio definitivo a Kyrie Irving: mondo del basket sconvolto. Il campione americano che milita nei Brooklyn Nets è nell’occhio del ciclone
I suoi problemi con gli sponsor nascono da un tweet antisemita che ha scatenato un putiferio. Il primo ad abbandonarlo è il marchio Nike, ma a breve ne seguiranno altri.
E’ stato il grande protagonista insieme a Lebron James dello storico anello conquistato dai Cleveland Cavaliers nel 2016. Kyrie Irving ha vinto anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nello stesso anno, toccando nella stessa stagione il suo record di punti nella Lega. Uno dei protagonisti dell’NBA delle ultime stagioni è finito però ora nell’occhio del ciclone e non per motivi tecnici. Nulla centrano le sue gesta in campo con i Brooklyn Nets, ma quanto scritto su Twitter nei giorni scorsi. Un insulto antisemita che sta avendo delle conseguenze davvero pesanti per lui. La sua franchigia ha deciso di sospenderlo senza stipendio per 5 giornate, ma non è tutto. Gli sponsor sono in rivolta a partire dalla Nike, che lo ha sempre sostenuto fin dall’avvio di carriera (ha creato anche una linea di scarpe con il suo nome). Nella nota ufficiale diffusa dal colosso dell’abbigliamento si legge: “In Nike crediamo non ci sia spazio per nessuna dichiarazione d’odio e nessuna forma di antisemitismo. Per questo abbiamo deciso di sospendere con effetto immediato il nostro rapporto con Kyrie Irving così come il lancio delle sue nuove scarpe, le Kyrie 8. Siamo dispiaciuti e delusi dalla situazione e dall’impatto che questa può causare nei confronti di tutti”. Va sottolineato che le cifre che ballano tra Irving e l’azienda col baffo sono intorno agli 11 milioni di dollari all’anno.
NBA, addio definitivo a Kyrie Irving: la Nike scarica il campione dei Brooklyn Nets
Per quanto riguarda gli ultimi due anni non si può dire che Kyrie si sia tenuto lontano dai guai, almeno a livello verbale. Le sue considerazioni da convinto no-vax avevano già creato scalpore in America durante la pandemia. La scorsa stagione i Nets avevano deciso di sospenderlo (per un periodo) e poi lo avevano perso per tutte le gare casalinghe, viste le norme stringenti in vigore nello stato di New York. Il magro bottino finale recita appena 29 presenze, un nulla visti i soliti impegni dei cestisti statunitensi.
Ma non finisce qui visto che nel 2017, Irving aveva sostenuto teorie cospirazioniste sul fatto che la Terra fosse piatta. Inoltre sosteneva che lo sbarco sulla Luna non fosse mai esistito. Tutte storie che circolavano sul web ma che se pronunciate da un atleta così ammirato possono creare delle pericolose correnti di pensiero.
Almeno in questa circostanza, però, Irving ha deciso di porgere le sue scuse.
“Sono dispiaciuto di aver causato dolore, cosa di cui mi scuso. La mia prima reazione è stata emotiva, per essere stato ingiustamente accusato di essere antisemita, quando avrei da subito dovuto concentrarmi sul dolore causato ai miei fratelli e alle mie sorelle di fede ebraica, offese dalle teorie contenute nel documentario (“Hebrews to Negroes: Wake Up Black America”, ndr). Mi scuso per aver allegato il link a questo documentario senza specificare con esattezza ciò in cui sono d’accordo e ciò che non approvo di quanto contenuto al suo interno. Il film contiene al suo interno falsi messaggi antisemiti oltre a un linguaggio e a una narrativa lontane dalla verità e offensive per la razza/religione ebraica. Accetto tutte le responsabilità per le mie azioni. Voglio imparare da questa esperienza, nella speranza che riusciremo a trovare una miglior comprensione in futuro“.