Resa Ferrari, Binotto getta la spugna: “Non abbiamo tante spiegazioni”. Il team principal Ferrari dopo la figuraccia in Messico è caustico
Il solito Max Verstappen e la solita Red Bull. Sotto il sole di Città del Messico nulla è cambiato in questo finale di stagione per la Formula 1. O forse sì, perché adesso la vera rivale, anche se prima dei battuti, per il campione del mondo è la Mercedes, mentre in Ferrari è stato toccato il punto più basso.
Hamilton e Russell nella seconda parte della stagione hanno dato segnali di crescita e la W13 ha dimostrato una crescita interessante in vista della prossima stagione. Le due F1 75 invece sono in caduta libera: ultima vittoria di Leclerc al Red Bull Ring e poi mai veramente in lotta per il successo nonostante buone gare.
Mattia Binotto non era in Messico, sostituito ancora una volta da Laurent Mekies, ma ha visto tutto e ha sotto mano i dati che certificano la crisi. Una involuzione senza cause, anche se in realtà a Maranello le conoscono benissimo, e l’impressione che da agosto in poi non ci siano stati aggiornamenti validi.
Mattia Binotto getta la spugna: due gare per concludere la stagione con dignità
Binotto osserva ma non si sbilancia: “Non abbiamo tante spiegazioni. Effettivamente è stato un weekend difficile in qualifica – ha detto a Sky Sport – ancor di più in gara e dobbiamo analizzare. Queste gare ci serviranno per capire i limiti e dove focalizzarci. Non avevamo la velocità e il passo. Abbiamo avuto problemi di power unit tutto il weekend ma anche di vettura, credo che siamo mancati in trazione e dal punto di vista di bilanciamento”.
Prima di far calare il sipario ci saranno ancora gli appuntamenti del Brasile ad Interlagos e di Abu Dhabi che è ormai una classica di fine stagione. La missione è risollevare la testa e per questo la prossima settimana quasi sicuramente ci sarà un cambio di power unit sulla monoposto di Carlos Sainz.
“Spero di vedere in Brasile la Ferrari ammirata nel resto della stagione, queste gare ci serviranno per reagire. Di queste gare così difficili ne abbiamo vissuto un’altra, che era in Belgio, e allora abbiamo reagito”.