Ancora un lutto nel mondo dello sport italiano che perde un grande dirigente internazionale per anni ai vertici delle competizioni
Si è spento dopo una malattia che lo tormentava da tempo Alfredo Gavazzi, massimo dirigente del rugby italiano per oltre nove anni. Aveva 72 anni.
Una passione per il rugby, nata fin da ragazzo sui campi giovanili ed esercitata per lunghissimo tempo in un club che in Italia ha fatto scuola, quello del Calvisano, squadra che fondò e amministrò per molti anni portandola per sette volte al titolo nazionale di Serie A.
Sport in lutto: chi era Alfredo Gavazzi
Il rugby, per lui, era stato una vera e propria ragione di vita. Prima di diventare dirigente nazionale, con incarichi di prestigio anche nelle federazioni europee e internazionali, Gavazzi aveva vissuto tutto il percorso agonistico prima dal giocatore amatoriale e giovanile. Quindi da colonna del Calvisano, squadra che insieme a Treviso, Rovigo, Padova ma anche L’Aquila e più recentemente Viadana, aveva costituito la colonna vertebrale del rugby italiano.
Una vita per il rugby
Eletto presidente della Federazione Italiana Rugby nel settembre 2012 il suo mandato era stato rinnovato fino al marzo dello scorso anno. Ma il suo ruolo di dirigente era nato molto prima, nel corso della lunghissima presidenza di Giancarlo Dondi, durato quattro mandati.
In uno sport che ancora fatica a ritagliarsi i suoi spazi, soprattutto da un punto di vista mediatico e televisivo, Gavazzi è stato un caparbio sostenitore di accordi che hanno portato il rugby nazionale in chiaro e nei grandissimi stadi ottenendo risultati mai raggiunti prima punto come ad esempio il quarto posto nell’edizione 2013 del Sei Nazioni.
Ma anche una vittoria storica a Edimburgo nel 2015 o quella ancora più clamorosa sul Sudafrica, ex campione del mondo, nel 2016 a Firenze. Il rugby nazionale, domenica prossima, giocherà rispettando un minuto di silenzio e indossando il lutto al braccio.
Un uomo di grande successo anche da un punto di vista imprenditoriale che nel rugby ha investito molto di suo. Aveva creato una società avveniristica di automazione industriale, la Tiesse Robot. Lascia la moglie e i figli Andrea e Marco. Un lutto grave per il mondo del rugby italiano, e per lo sport italiano in genere.