Mai come in questo caso si può parlare di sport in lutto per una scomparsa che incide profondamente nel mondo delle competizioni
Un sognatore, un visionario, un rivoluzionario. Ma anche un imprenditore che ha saputo costruire dal nulla un marchio di successo mondiale portandolo al successo mondiale in ogni campo.
Lo sport è in lutto per Dieter Mateschitz, quel che si dice un fuoriclasse. Unico nel suo genere. L’imprenditore austriaco fondatore e proprietario del marchio Red Bull è scomparso ieri a 78 anni.
Sport in lutto per Dieter Mateschitz
Le sue condizioni erano gravi. Tutti in Red Bull, e non parliamo solo della scuderia di Formula 1 ma anche di quella che è la sua straordinaria agenzia di eventi e testimonial sportivi, sapevano che questo momento prima o poi sarebbe arrivato. A comunicarlo con una breve nota molto formale la stessa Red Bull.
Il signor Red Bull
Un’epopea quella di Mateschitz che molto presto diventerà un film. Un personaggio unico, davvero straordinario, un esempio forse irripetibile che ha saputo cambiare per sempre il mondo dell’industria. Ma anche quello dello sport e della comunicazione. Venditore e rappresentante, nel 1984 Mateschitz scommette tutte le proprie energie e risorse in una bevanda energetica scoperta per caso in uno dei suoi viaggi in Thailandia. Si chiama Krating Daeng. La assaggia. E in due giorni strappa un accordo di esclusiva con il suo produttore, il thailandese Chaleo Yoovidhya. Il primo consiglio di amministrazione è in un bugigattolo di 40 metri quadrati in Stiria, vicino a casa sua. Ed è qui che come Steve Jobs, Bill Gates e prima di lui i grandissimi dell’industria che hanno fatto la storia – come Ford, o Olivetti – Dietrich Mateschitz cambia le regole del gioco.
Miliardi destinati a sport e sportivi
Decide tutto. Il marchio, i colori, il marketing, persino il sapore: che gli doveva ricordare quello dei lamponi che adorava. E la Red Bull in pochi anni conquista un mercato immenso. Polverizzando gli incassi dei colossi del soft drink. Mateshitz finanzia tutto quello che lo appassiona: cominciando con gli sport che nessuno conosce. In particolare quelli più estremi. Finanzia eventi di skateboard, windsurf, downhill. Poi a uno a uno contatta tutti gli sportivi che incarnano quel “mettere le ali” che rappresenta la filosofia del suo brand. Investendo una fortuna in eventi, creando brand che vanno dallo sport, alla musica, all’arte, alla cultura metropolitana.
La Formula 1 e sport in lutto
Il suo più grande successo è la scuderia di Formula 1 con la quale vince tutto battendo colossi di maggior tradizione ed esperienza come Ferrari, Mercedes e McLaren. La cifra investista da Mateschitz e dal suo marchio per patrocinare sport e sportivi è quasi incalcolabile. Ampiamente rientrata dalle vendite di un’azienda che è leader nel suo settore. Un colosso. Grazie anche all’immagine visionaria che Mateschitz ha fortemente voluto e preteso in ogni sport, e in ogni evento.
La Red Bull ad Austin corre con il lutto. Ma sono decine di migliaia gli sportivi che oggi devono ringraziare Mateschitz per la sua visionaria attitudine nel dare un valore all’impresa e all’uomo.
Futuro a rischio?
Mateschitz lascia un patrimonio personale di circa 25 miliardi di dollari. Nessuna moglie. Un figlio di cui si sa pochissimo e che non è mai stato coinvolto nella sua azienda di famiglia.
La sua fondazione benefica Wings for Life devolve ogni anno decine di milioni di dollari in iniziative a sostegno soprattutto dell’infanzia, in particolare per la ricerca su leucemia e midollo spinale.
La morte di Mateschitz getta un clima di profonda preoccupazione su tutte le attività sportive del colosso anche se Red Bull, in una nota, ha garantito che l’azienda continuerà a perseguire gli obiettivi del suo fondatore patrocinando sport, sportivi ed eventi. Le redini dell’azienda passano ora al figlio del suo socio, Chalerm Yoovidhya, grande appassionato di sport estremi e di Formula 1.