Un’altra tragedia nel mondo dello sport professionistico con un fuoriclasse morto suicida dopo una lunga lotta contro la depressione
Il dramma della depressione è all’ordine del giorno, e non riguarda solo le persone comuni.
Lo sport purtroppo non fa eccezione. I casi, anche drammatici, di professionisti dello sport che hanno deciso di chiedere aiuto e di rivelare la propria drammatica lotta contro il male di vivere, sono sempre più frequenti.
Come abbiamo visto anche in questi ultimi giorni di attualità chiunque, persino chi vive nel rutilante mondo dello spettacolo e dello show business, non è immune da problemi di depressione che secondo le ultime statistiche delle istituzioni mediche internazionali affliggono non meno del 5% della popolazione mondiale. Con picchi più alti e rilevanti proprio nei paesi più ricchi e sviluppati.
Il caso di Adam Walker, statuario pilone della nazionale scozzese di rugby era diventato di dominio pubblico ormai da diversi anni. I primi sintomi della malattia si erano manifestati quando, giovanissimo, si era rivelato tra i migliori giocatori assoluti della Coppa del Mondo 2013. Era stato in cura, in analisi, e per un lungo periodo aveva anche rinunciato all’attività agonistica a causa di attacchi di panico e di ansia che spesso non gli consentivano di uscire di casa. Le prime terapie lo avevano aiutato, ma solo parzialmente. Walker, con grande coraggio, aveva deciso di parlare pubblicamente del suo dramma personale ammettendo l’uso e abuso di farmaci, alcol e cocaina: “Mi anestetizzavo, era l’unico modo per non avvertire i pesi che provavo e l’ansia che a tratti era devastante”.
Nel 2015 lascia il rugby e inizia a lavorare come operaio dopo una brutta vicenda per un’accusa di violenza sessuale, dalla quale era uscito completamente scagionato. Ma dopo un interminabile processo che aveva avuto grande risalto sulla stampa nazionale, e che lo aveva letteralmente devastato.
Una volta liberato da questo peso sembrava essersi ripreso. Per un breve periodo aveva anche fatto il suo ritorno in campo diventando testimonial di un’associazione, la Sporting Chance, che da tempo si occupa di atleti e sportivi professionisti alle prese con problemi di depressione e ansia. Negli ultimi tempi le cose erano molto peggiorate. Un nuovo stop per abuso di cocaina, l’interruzione definitiva della sua attività agonistica. Poi la decisione di farla finita.
“Chiedo scusa a tutti quelli che mi hanno voluto bene” ha scritto Adam Walker nel suo ultimo messaggio prima di spegnere la luce. Il rugby scozzese perde nel modo più atroce uno dei suoi piloni più forti della sua storia recente.
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