Ancora un lutto nel mondo del calcio, ci lascia un personaggio che ha dato tanto come giocatore e tecnico a numerosi club italiani
Il nomignolo che gli rimase incollato anche molti anni dopo che aveva concluso la sua carriera da giocatore era divertente e azzeccato. Maciste…
Maciste era Bruno Bolchi. A soprannominarlo così, quando a soli 21 anni fu promosso capitano nell’Inter di Herrera che vinse tutto, era stato Gianni Brera, uno dei più grandi giornalisti nella storia dello sport italiano.
Un po’ per il suo aspetto da pugile e per la generosità non solo fisica ma anche emotiva. Bruno Bolchi ha attraversato almeno quattro generazioni del calcio italiano: prima come giocatore, e poi come allenatore. Aveva 82 anni. Da anni dopo il suo ritiro aveva scelto di vivere tra le colline di Montecatini. Una moglie e due figli. Un lutto che colpisce il calcio ma anche le comunità di molte città dove Bolchi è stato estremamente amato e popolare per molti anni.
Milanese, esordio nell’Inter con cui fece tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra e a un ruolo guida in una squadra formidabile. Sei stagioni e mezza in nerazzurro e dieci gol prima di vestire le maglie di Verona, Atalanta, Torino e chiudere la carriera agonistica nella Pro Patria. La sua seconda vita professionale, quella da allenatore, fu molto più lunga della prima: dalla Pro Patria (1971) al Messina (2007) tra Serie A, Serie B e Serie C specializzandosi in particolare in gestioni complicate, spesso non ricche, privilegiando l’aspetto umano e un rapporto con il campo e lo spogliatoio semplice ed empatico.
Teorico di un calcio nel quale ognuno aveva il suo ruolo, i compiti erano semplici e funzionali, Bolchi ha rappresentato per anni una valida alternativa a tecnici molto più pagati e comunicativi di lui. A suo modo un simbolo. E simbolo lo divenne sul serio: quando la Panini decise di mettere lui sulla copertina del primo album Calciatori della storia.
Oggi lo ricordano squadre come il Bari, due promozioni consecutive dalla Serie C alla Serie A tra il 1983 e il 1986 sfiorando la finale di Coppa Italia portando alla massima categoria anche Lecce, Cesena e Reggina, la sua ultima grande impresa (1999), la prima storica promozione della squadra amaranto in Serie A.
Oltre 800 partite in carriera vissute in panchina e 267 da calciatore. Ma poche soddisfazioni in Nazionale, solo quattro presenze, due delle quali in amichevole all’inizio della sua carriera.
Questa sera negli studi di Sportitalia, ospite di ‘Aspettando il weekend’, c’era l’ex giocatore di…
La marmellata in testa alla classifica torna alla grande dopo la pausa, ed è bene…
Domani torna in campo la Serie A dopo la terza ed ultima sosta sosta di…
“Attaccare tutti insieme e difendere tutti insieme. È un obbligo, non un’opzione”. Chiaro e categorico,…
La Nazionale femminile conquista la "Billie Jean King Cup" ma i tifosi di tennis di…
Domani la Serie A ripartirà dopo l’ultima pausa Nazionali del 2024. A dare il via…