Nel pieno di un conflitto che dura ormai da oltre sei mesi l’Ucraina sta dando un segnale di ritorno alla normalità con la ripresa del campionato di calcio, pur tra mille difficoltà
“Abbiamo un disperato bisogno di normalità, e abbiamo bisogno che gli appassionati seguano anche il nostro campionato, che ci guardino con interesse. Perché quello che stiamo cercando di dare è il segnale che per noi la vita continua. E deve continuare”.
Sono le parole, toccanti, di Taras Semeniuk, giornalista ucraino che ha scelto di restare in patria e raccontare con ogni mezzo quello che vede in ogni città. Ieri, collegato da Kiev, ha raccontato in diretta a TVPlay_Calciomercato.it la ripresa del campionato ucraino di calcio. Una giornata non casuale. Il 24 agosto in Ucraina è la festa dell’indipendenza nazionale.
In Ucraina non si gioca dal dicembre, quando il campionato fu sospeso per la pausa invernale. A febbraio c’è stata l’invasione russa: e il torneo non è mai ripreso. Alcune squadre sono scomparse, come quella del Mariupol. Ma ne sono nate altre. Le stelle straniere sono tornate a casa. Il torneo si gioca quasi esclusivamente con atleti ucraini molti dei quali giovanissimi ed esordienti. Ma si gioca.
Tanti i calciatori che sono impegnati come volontari o nell’esercito regolare e che non scenderanno in campo. Ma il campionato doveva cominciare: “Per noi tornare a giocare era importantissimo, era un segnale fondamentale per tutti. Per noi ucraini ma anche per chi ci guarda dall’estero. A muoverci è il patriottismo, la speranza di un ritorno alla normalità. Tante squadre non sono attive ma chiediamo a tutti di seguirci con affetto e con curiosità. Ci serve il supporto di tutti”.
Gli allarmi aerei risuonano continuamente. Ieri la partita tra il Rukh Lviv e il Metalist Kharkiv è durata quasi cinque ore. I missili russi non hanno dato tregua e i giocatori sono stati costretti a lasciare il terreno di gioco e recarsi nei rifugi più volte. Ma non hanno voluto che la gara fosse sospesa.
Dopo ogni allarme sono usciti e tornati sul campo di gioco. Fino al 90’. Molte le partite rinviate, altre giocate in campo neutro, tanti gli stadi che sono indisponibili perché seriamente danneggiati. Niente spettatori. Ma si gioca.
É un disperato tentativo di normalità in un paese sotto assedio in cui nulla è normale: “Le scuole calcio hanno ricominciato la loro attività – spiega Taras Semeniuk – anche il nostro campionato giovanile è ricominciato. Ci sono zone in cui la sofferenza è grande, l’incertezza è assoluta. Ma ricostruiremo tutto. La Donbass Arena era un simbolo della passione del calcio nel nostro paese, uno stadio meraviglioso. É danneggiata, non ospita gare da quasi otto anni. Ma torneremo a giocare anche lì”.
Il campionato dello scorso anno non si è concluso e il titolo non è stato assegnato. Lo Shakhtar di De Zerbi, primo in classifica dopo 18 giornate, rappresenterà l’Ucraina in Champions League. Le partite di campionato le gioca a Kiev. Quelle internazionali le giocherà in Polonia. Oggi lo allena il serbo Jovicevic. La prima partita ha visto la squadra di Donetsk, in esilio dal 2014, giocare contro il Metalist 1925.
I suoi fuoriclasse brasiliani sono tutti partiti. Ma la squadra gioca: “L’Ucraina ripartirà dai giovani e dai talenti nazionali. La Dinamo Kiev ha perso i preliminari di Champions League ma giocherà con i suoi giovanissimi in Europa League. I nostri soldati lottano per permetterci di avere una vita, non per farci stare nascosti”.
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