Quello della fine della carriera agonistica è considerato uno dei momenti più critici nella vita di un calciatore, vale anche per i fuoriclasse uno dei quali ha rilasciato una confessione sconvolgente
Ormai sono sempre più frequenti i casi di giocatori che dopo avere lasciato il calcio e l’attività agonistica siano caduti in una spirale di profonda depressione.
Alcuni, tuttavia, hanno vissuto male il loro rapporto con la fama, gli impegni agonistici e lo stress di una competizione al massimo livello.
La confessione di un fuoriclasse
Le parole rilasciate da Danny Murphy, grande protagonista con la maglia di Liverpool, Tottenham e della nazionale inglese per diversi anni, rilasciate nel corso di una lunga intervista al Daily Mail, sono davvero sconcertanti. Una vita difficile, di eccessi, rischiosissima. Nel corso della quale Murphy ha toccato spesso il punto di non ritorno.
“Solo, senza aiuto, nel baratro”
“Nel corso della mia carriera sono sempre stato attento alla forma e al modo di comportarmi, non sono stato un santo, qualche volta ho esagerato. Ma ho cercato di tenere Beh presente quello che doveva essere l’equilibrio tra i miei obblighi di giocatore professionista nei confronti della squadra e dei tifosi” ha raccontato Murphy spiegando l’inizio del suo dramma personale.
“Quando la mia carriera ha cominciato a volgere al termine tutto ha acquisito una prospettiva completamente diversa e ho perso il controllo della mia vita”. Senza alcuna prospettiva professionale che lo potesse tenere coinvolto e impegnato nel mondo del calcio, come allenatore o dirigente, Danny Murphy ha sperperato il suo patrimonio in alcool, droghe e gioco d’azzardo: “Mi sono ritrovato all’improvviso solo, avevo litigato con la mia famiglia e i miei amici e più mi isolavo e peggio andavano le cose. Fino a quando sei un giocatore, è successo sia con il Liverpool che con il Tottenham, tutti si preoccupano di te virgola di come stai, dei tuoi problemi. Dopo sei solo con te stesso”.
Murphy è in terapia da anni con l’aiuto di alcuni psicologi: “Ho avuto la forza di chiedere aiuto cosa che purtroppo, molto spesso, altre persone che hanno vissuto il mio stesso dramma non sono in grado di fare. Ora le cose vanno meglio ma ho davvero toccato il fondo e sono vicino a quei calciatori che, silenziosamente, hanno vissuto o stanno vivendo lo stesso dramma punto sono tanti virgola non immaginate quanti siano. E sono certo che come me abbiano bisogno di assistenza”.