Nole Djokovic (LaPresse)
“Nole punta a vincere 30 Slam”: clamoroso piano di Djokovic, fan impazziti. Il campione serbo però ha un grosso problema da risolvere
Dopo la vittoria a Wimbledon, la numero 21 nella sua personalissima classifica dello Slam, Nole Djokovic si è preso una pausa. Forzata in realtà, perché la stagione europea su terra non gli interessava e quella sul cemento americano è in forte dubbio.
Ma nonostante i problemi legati alla sua mancata vaccinazione, che di fatto complica terribilmente i piani, il campione ha un grande progetto per il futuro. A svelarlo è stato Goran Ivanisevic, che è al suo fianco come allenatore e conosce quindi benissimo le sue potenzialità presenti e future.
Intervistato dall’agenzia croata HINA, l’ex campione che oggi fa il coach è stato chiaro. “Lo conosco da quando aveva 9 anni, sono 18 anni in pratica che lavoriamo insieme credo quindi di conoscerlo bene. Ha ripetuto più volte il suo desiderio di arrivare a vincere 30 tornei dello Slam, questo è quello che vuole. Giocherà per i prossimi cinque anni e avrà quindi la possibilità di raggiungere quel traguardo”.
In realtà però sulla strada verso questo risultato clamoroso c’è un problema non da poco che Djokovic e il suo staff dovranno risolvere. In base alle attuali leggi nordamericane, quella canadesi e statunitensi, non sono ammesse nel Paese persone che non siano state vaccinate contro il Covid. Come lui che nonostante quello che è successo a gennaio in Australia non si è mai convinto.
Così Nole potrebbe essere costretto a saltare i Maters 1000 di Toronto e Cincinnati, i due tornei in preparazione di Flushing Meadows. Ma soprattutto gli US Open che sono il suo vero obiettivo in questo finale di stagione. In realtà la situazione è paradossale, perché Tennys Sandgren, giocatore americano non vaccinato, solo perché ha il passaporto statunitense potrà scendere in campo regolarmente.
Nei giorni scorsi è partita una raccolta firme e una lettera al presidente Biden, ricordando che Djokovic non rappresenta una minaccia nazionale ed è interesse di tutto farlo giocare. E lui ci crede: “Mi sono allenando come se mi fosse permesso di giocare, mentre aspetto di capire se ci sarà spazio per me per entrare negli Stati Uniti. Tengo le dita incrociate”.
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