Un altro caso di una leggenda del calcio che sta combattendo contro una gravissima malattia degenerativa
Lo avevano soprannominato l’indomabile. Perché in campo Daniel Passarella era davvero indomabile. Un giocatore di personalità straordinaria che fece epoca anche in Italia: prima della Fiorentina, quattro stagioni, e poi all’Inter, altre due.
Passarella, che oggi ha 69 anni, è stato molto di più di una promessa del calcio. Ha vinto il titolo di campione del mondo nel 1978 quando l’Albiceleste doveva ancora aprirsi all’era Maradona con una squadra strepitosa, di fenomeni nei quali lui era “el lider”. Il capo. Capelli lunghi, sguardo penetrante, tackle rabbioso, Passarella era uno di quei giocatori capaci di trasformare il tasso agonistico di una squadra. Di trasfigurarla.
Di soprannomi gliene appiccicarono tanti. Lider maximo, il generale, il Caudillo. Quasi sempre nickname di origine militare perché l’atteggiamento di Passarella era molto rigido, inattaccabile. Dopo avere lasciato il campo di calcio aveva tentato la carriera di allenatore ma le cose non erano andate altrettanto bene.
Pur togliendosi diverse soddisfazioni e conquistando parecchi trofei, soprattutto con il suo River Plate, Passarella passò alla storia per le sue dichiarazioni forti con le quali aveva bandito capelli lunghi, giocatori disinibiti o di gusti sessuali equivoci. Dichiarazioni che all’epoca fecero scalpore. La sua nazionale deluse ai Mondiali di Francia del 1998. E lui tornò ad allenare nei club Ultima panchina nel 2007 con il River Plate da cui si dimise dopo una sconfitta ai rigori contro l’Arsenal in Copa Sudamericana. Allenò anche in Italia, a Parma: per cinque sole partite prima di essere esonerato.
Impegnato come opinionista e commentatore, Passarella sembrava destinato a tornare in panchina quattro anni fa, chiamato dai messicani del Monterey. Oggi il suo quadro clinico è precipitato.
I primi segnali della malattia nel 2020. Prima una precoce forma di Alzheimer. Poi il Parkinson, due tremende patologie neurodegenerative che lo hanno fortemente segnato. Vive in famiglia, ma non esce di casa se non di rado. Mai da solo. I vecchi compagni di squadra e di nazionale lo vanno a trovare “ma non è più la stessa persona che conoscevamo” dicono.
La notizia della malattia del Caudillo è stata battuta da molti giornali argentini. Oggi la Fiorentina ha diffuso un post affettuoso per sostenere il suo ex giocatore nella battaglia più dura.
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