Diego Maradona, la denuncia di un celebre giornalista sconvolge i tifosi del Napoli. L’ex Pibe de Oro, scomparso un anno e mezzo fa, continua a far discutere
Basta pronunciare ancora il suo nome per i vicoli di Napoli per suscitare ancora non sopite lacrime di commozione e brividi di travolgente nostalgia. Il ricordo di Diego Armando Maradona non potrà mai spegnersi, ma resterà scolpito in eterno, trasmesso di generazione in generazione.
Non esiste nulla di lontanamente paragonabile al rapporto quasi simbiotico creatosi tra il fuoriclasse argentino e i tifosi azzurri. Anzi, come amava ripetere Dieguito, ‘la gente di Napoli‘.
Nella seconda metà degli anni ’80 Napoli divenne a capitale del calcio italiano: due scudetti, altrettante piazze d’onore, una Coppa Italia e una straordinaria Coppa Uefa, vinta a Stoccarda in uno stadio quasi tutto colorato di azzurro.
Poi, il declino, lento e inesorabile che hanno spinto Maradona ad allontanarsi, almeno fisicamente, dalla città che lo aveva eletto a simbolo delle propria identità. Ma il cuore e l’anima dei tifosi del Napoli non lo hanno mai abbandonato, non si sono mai allontanati da lui. In fondo, quello di Diego non è stato un tradimento, quanto una fuga dalle sue fragilità.
Diego Maradona, la denuncia di Roberto Saviano scuote i tifosi
A oltre un anno e mezzo dalla sua scomparsa uno dei giornalisti e scrittori più conosciuti, Roberto Saviano, autore di un romanzo che ha fatto epoca come ‘Gomorra’, ha scritto sul Corriere della Sera uno splendido ricordo del Pibe de Oro, puntando il dito contro chi approfittò delle sue debolezze per trarne profitto.
“Non ha mai tradito il Napoli. Ha deciso lui di non giocare nella Juventus e di non accettare nemmeno il doppio del compenso quando Berlusconi cercò di comprarlo. Il suo legame con i napoletani non è mai stato in vendita. Ha detto di no alle squadre più ricche, e non si è tirato indietro quando si è trattato di giocare in un campo di patate da Acerra”.
“La camorra ha individuato subito le sue debolezze, quelle di un giovane cresciuto in una favela argentina, con pochi strumenti culturali, catapultato in un mondo in cui l’umore di migliaia di persone dipende dalle sue prestazioni”.