Il gate di partenza del Tour de France allestito a Copenhagen (Foto ANSA)
L’edizione 2022 del Tour de France è la numero #109 della corsa in giallo, si parte da Copenhagen con due favoriti assoluti
L’attesa per la partenza del Tour de France di questa stagione è davvero notevolissima. Non solo perché finalmente si comincia a parlare di ciclismo senza Covid. Ma anche perché le squadre quest’anno hanno davvero investito moltissimo in questo appuntamento.
Pesa l’assenza di alcuni grandi protagonisti. Su tutti Matteo Trentin, positivo da pochi giorni al Covid e costretto a rinunciare a quello che doveva essere il suo appuntamento stagionale più importante.
In compenso si ripropone il duello tra i grandi protagonisti delle ultime due edizioni del Tour, Tadej Pogacar, che lo scorso anno si è riconfermato per la seconda volta in maglia gialla sotto l’arco di trionfo di Parigi, e il suo grande avversario, Primoz Roglic.
Secondo gli osservatori e gli analisti è questo il duello per eccellenza. Da una parte il grande talento sloveno che con una tappa a cronometro devastante, proprio nell’ultima frazione, tolse la maglia gialla a Roglic nel 2020. Lo scorso anno storia completamente diversa con Pogacar che, grazie anche all’aiuto di una squadra assolutamente straordinaria, si conferma leader indiscusso della corsa in tutte le tappe decisive.
A soli 21 anni d’età Tadej Pogacar è il più giovane vincitore del Tour de France negli ultimi 100 anni di storia della corsa in giallo. Roglic, dal canto suo, si è tolto molte soddisfazioni in Spagna vincendo per due volte la Vuelta, una medaglia d’oro olimpica, e la Liegi-Bastogne-Liegi.
Da tre mesi Roglic si sta preparando esclusivamente per il Tour de France, la corsa a tappa che gli manca, il trionfo che vuole più di qualsiasi altra cosa. Con l’aiuto di un team stratosferico che rende in questo momento il duello tra questi due grandi protagonisti, il tema conduttore di tutta la corsa.
Per Pogacar, 40 soprattutto dopo la devastante cronometro del 2020, si sono scomodati paragoni importanti: nientemeno che con Eddy Merckx. Pogacar, più che un cannibale, per ora è ancora un ragazzo estremamente affamato, determinato, con una solidità fisica e mentale impressionante. Roglic, dalla sua, ha 11 anni di esperienza in più e una squadra che non ha nulla da invidiare a quella dello sloveno.
Si parte domani da Copenaghen: 21 tappe in 23 giorni, quasi 4mila chilometri intervallati dalle durissime salite di Alpi e Pirenei prima dell’arrivo sugli Champs Elysées.
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