Prezzo carburanti, arriva un’altra doccia fredda: automobilisti impauriti. Non giungono buone notizie sul fronte del costo di benzina e diesel
Il taglio delle accise deciso qualche settimana fa e prorogato fino ai primi di luglio dal Governo Draghi non sembra più sufficiente ad attutire le conseguenze dell’aumento dei costi dei carburanti.
La crisi scatenata dalla guerra in Ucraina, in corso ormai da più di tre mesi, le sanzioni inflitte alla Russia e il blocco delle esportazioni di gas da Mosca non ferma il trend dei prezzi al rialzo di benzina e diesel. La domanda, non senza un briciolo di inquietudine, che molti si pongono in questo momento è la seguente: di quanto potrebbe aumentare ancora il costo dei carburanti?
Nonostante gli interventi del nostro esecutivo a sostegno dei consumatori le preoccupazioni e i timori della stragrande maggioranza degli analisti convergono in queste ore su un’imminente, probabilie, recessione economica.
In base a un’attenta e approfondita analisi effettuata da alcuni imporetanti e accreditati istituti di ricerca, che si occupano di variazione dei prezzi sul mercato, il costo del petrolio al barile aumenterà di circa il 17% in vista dell’estate.
Ad influenzare particolarmente l’andamento dei costi, è stato spiegato dagli esperti, è la crescita della domanda durante la stagione calda, non in linea con quello che è invece l’offerta.
Prezzo carburanti, schizza il costo del petrolio
L’embargo russo, infatti, renderà sempre più difficile l’approvvigionamento delle materie prime, in un periodo in cui – a causa degli spostamenti per le vacanze e i viaggi – crescerà invece sempre di più la richiesta di carburante. Tutto questo, ovviamente, si rifletterà sui prezzi, che tenderanno così ad aumentare, fino a raggiungere più o meno 130 euro a barile.
Com’è noto, il costo del petrolio influisce direttamente sui prezzi dei beni realizzati con prodotti petroliferi, in primis i carburanti. Di conseguenza, sono destinati ad una crescita esponenziale i costi come trasporto, produzione, riscaldamento e tante altre merci di scambio e acquisto.
Un meccanismo perverso che rischia di andare fuori controllo. I numeri da questo punto di vista sono a dir poco impietosi: i 140 dollari al barile rappresentano un grave campanello d’allarme, visto che sono il doppio rispetto ai 70 dollari al barile della scorsa estate.