Jannik Sinner, il consiglio di un big per crescere: “E’ importante che lo faccia”. Ecco cosa gli manca per il definitivo salto di qualità
Non è stata una partita spettacolare, come forse era facile aspettarsi tra due che si conoscono bene e giocavano davanti al loro pubblico. Ma alla fine Jannik Sinner ha battuto Fabio Fognini ed è rimasto l’unico italiano in corsa agli Internazionali d’Italia.
Dall’alto della sua grande esperienza, il veterano dei big azzurri a fine partita è entrato nel dibattito che si è aperto da alcune settimane: Sinner potrà arrivare agli stessi livelli di Alcaraz? “Sono e saranno il futuro del nostro sport. Jannik fa bene a cercare delle variazioni al suo gioco, perché lui è fortissimo quando ti pressa e gioca con grande ritmo, ma gli avversari capiranno come giocargli contro e sarà dura. Oggi commette errori cercando di variare ma deve farlo, è importante che lo faccia“. E lo ha invitato a provare più smorzate sulla terra, per avere più varianti al suo gioco.
Quanto a lui, non ha ancora deciso se questa sarà la sua ultima stagione e quindi se sia il passo d’addio. “Ho dimostrato che il livello c’è, ancora una volta e per questo sono inca***to nero per come è finita, sono sincero. Se questa è stata la mia ultima volta a Roma? Non lo so, deciderò a fine anno cosa fare”.
Jannik Sinner, il consiglio di un big per crescere: Filippo Volandri predica calma
Di Sinner e del futuro azzurro ha parlato anche il capitano di Coppa Davis, Filippo Volandri, intervistato da ‘La Gazzetta dello Spor’: “Gli serve tutto il tempo che sarà necessario. Un cambio tecnico dopo sette anni passati con un altro allenatore richiede un lunghissimo processo di apprendimento. Ma pure in questa fase delicata, Jannik ha mostrato che le doti per le quali è arrivato in alto non sono solo tecniche: la sua mentalità vincente è straordinaria”.
Anche per lui è inutile fare paragoni con Alcaraz che è giocatore diversi e con un percorso diverso. Tutti nel mondo del tennis avevano intuito le sue potenzialità e quello che poteva dare con la cura di Juan Carlos Ferrero, quindi non è una sorpresa. Però “sarebbe sbagliatissimo prenderlo ad esempio. La normalità è il nostro 2003 Nardi al numero 201 del mondo, non lui al numero 6. Altrimenti rischiamo di scombussolare tutti i parametri”.