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Mino Raiola non è morto: in quattro mesi è la seconda volta che succede

Mino Raiola non è morto: in quattro mesi è la seconda volta che succede. Il notissimo procuratore è ricoverato al San Raffaele

A gennaio la ‘Blid’ aveva gelato tutto il mondo del calcio. Mino Raiola è morto dopo aver lottato contro un brutto male. Non era vero, come non è vera la notizia che sta circolando ora in rete, ripresa da numerosi quotidiani e media. Il notissimo procuratore dei campioni sta male, ma si sta anche curando.

Mino Raiola (Ansa Foto)

In realtà  le condizioni di salute del manager che in carriera ha seguito alcuni dei più grandi campioni, da Mario Balotelli a Paul Pogba, da Zlatan Ibrahimovic a Herling Haaland sono serie. E il procuratore, che nel 2020 era stato inserito da Forbes tra i più ricchi al mondi con un fatturato pari a 84,7 milioni, sta lottando.

E a stretto giro è arrivata anche la smentita di Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele (nonché presidente del Genoa): “Sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo”.

Mino Raiola, il procuratore di tutti i campioni: da Nocera Inferiore a dominare il mondo

All’anagrafe è Carmine Raiola, ma per tutti diventava Mino. Da Nocera Inferiore dove era nato a novembre del 1967 già un anno dopo era in Olanda con la famiglia emigrata ad Haarlem per aprire un ristorante-pizzeria. Lì aveva cominciato a lavorare solo per dare una mano e qui qui era nata la leggenda che fosse stato pizzaiolo prima di diventare procuratore.

In realtà aveva studiato lingue (ne conosceva sette in tutto) e aveva capito come muoversi nel mondo del calcio professionistico. A 20 anni era già responsabile delle Giovanili nella squadra della sua città e da lì ha spiccato il volo con un occhio di riguardo per l’Italia. C’era in mezzo lui nel trasferimento di Dennis Bergkamp e Wim Jonk dall’Ajax all’Inter nella prima metà degli anni ’90.

Mino Raiola, 54 anni, in una immagine di repertorio (AP LaPresse)

Poi diventò a tutti gli effetti agente Fifa e cominciò la sua scalata al fianco di campioni come Pavel Nedved e Zlatan Ibrahimovic. Successivamente sono arrivati Balotelli e Donnarumma, Haaland e de Ligt. Per loro era diventato fondamentale, per i club una tragedia perché le commissioni pagate a Raiola e più in generale oggi a tutti gli agenti stanno diventano una voce importante nei bilanci.

Federico Danesi

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