Sonny Colbrelli dopo il malore (ANSA)
Colbrelli come Eriksen, carriera a rischio: decisione finale nei prossimi giorni. Nuovo ricovero in Italia per il campione
Fra tre settimane il pavè della Parigi-Roubaix tornerà a farci vivere le emozioni di sempre ma il vincitore dell’ultima edizione non ci sarà. Sonny Colbrelli, che ci ha fatto sognare nel fango lo scorso autunno è fermo ai box e nessuno sa per quanto.
Il malore accusato alla fine della prima tappa alla Vuelta a Catalunya per fortuna è un ricordo ma ha lasciato segno profondi. Gli esami effettuati della clinica spagnola in cui è stato ricoverato hanno dimostrato che non si è trattato di un episodio occasionale. E per questo il campione bresciano dovrà affrontare un percorso riabilitativo lungo ma soprattutto un’operazione.
Perché ormai sembra abbastanza chiaro che l’unica soluzione per lui, come è stato per Christian Eriksen la scorsa estate, sia quella di impiantare un defibrillatore sottocutaneo. Lo ha ribadito a ‘La Gazzetta dello Sport’ il professor Ramon Brugada, cardiologo e massimo esperto nella materia, che ha seguito Colbrelli nei suoi primi giorni di degenza in Spagna.
Brugada ha spiegato che uno dei capitani della Bahrain Victorius ha chiesto di sentire anche un altro parere per capire come muoversi in futuro. E così lui lo ha dirottato su un caro amico, il professor Domenico Corrado che dirige l’Unità operativa delle cardiomiopatie genetiche e cardiologia dello sport all’Università di Padova. Anche lui è un grande esperto in materia e quindi saprà come muoversi.
Ma lìil medico spagnolo non ha nessun dubbio: “Colbrelli dovrà scegliere che defibrillatore farsi impiantare. E poi con i familiari, il medico e la squadra pensare a cosa fare con il ciclismo“. Quindi la carriera rimane a rischio e sicuramente non potrebbe correre in Italia, ma una speranza ancora c’è.
Ne è convinto anche Brugada: “So quanto possa essere duro per un professionista passare da una volata a un letto d’ospedale. Ma io penso solo all’uomo, che ha 31 anni e una lunga vita davanti a sé con i suoi cari. Quando è arrivato in ospedale non sapevo chi era, non seguo il ciclismo, e non m’interessava. Lo attendono decisioni difficili, ma a livello medico è in ottime mani”.
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