Guerra in Ucraina: salta un contratto importante, quest’anno non correrà. Decisione definitiva e senza appello, stagione compromessa
Il mondo dello sport è strettamente connesso a quello della politica e mai come nelle ultime due settimane lo abbiamo capito con quello che sta succedendo in Ucraina. Alcune Federazioni mondiali hanno tagliato fuori atleti russi e bielorussi ma non tutte.
La FIA ad esempio he deciso di permettere ai piloti di quei Paesi di continuare a correre nei vari campionati che affrontano ad un patto. Ognuno di loro avrebbe dovuto sottoscrivere un documento ufficiale per dire che si impegnava a dissociarsi dalle azioni della sua nazione-
Ma in realtà non sarà così per tutti. Nikita Mazepin, nonostante il padre fosse lo sponsor principale della HAAS, è stato cacciato dal team con decisione unilaterale insieme alla Uralkali. E in questa stagione non correrà nemmeno Daniil Kvyat anche se l’ex pilota di Red Bull e Toro Rosso aveva scelto una vita alternativa.
Guerra in Ucraina: salta un contratto importante. Arriva la spiegazione ufficiale
Daniil Kvyat nel 2022 avrebbe dovuto correre nel WEC dopo aver fatto il terzo pilota alla Alpine nella passata stagione di Formula 1. Era già tutto pronto per il suo debutto con una squadra russa, la G-Drive nella categoria LMP2 per affrontare tuttte le date del campionato compresa la 24 Or3e di Le Mans. Ma non sarà così perché sia lui che il compagno di squadra, Roman Rusinov, non hanno firmato il documento della FIA.
Il termine ultimo era il 4 marzo ma già qualche giorno prima Kvyat aveva detto come la pensava: “Lo sport – dovrebbe restare lontano dalla politica. Vietare alle squadre e agli atleti russi di partecipare alle competizioni sportive non è la soluzione giusta. Va contro i principi dello sport: unità e pace. Chi altri se non noi atleti può aiutare a unire le nazioni?”.
Più duro Rusinov che ha spiegato la sua posizione sui social: “L’obiettivo di ogni atleta è quello di ascoltare l’inno del proprio paese sul podio. In oltre 10 anni di esperienza internazionale il nostro team lo ha fatto molte volte. Abbiamo alzato la bandiera russa, ascoltato e cantato l’inno russo. Per amore dei miei tifosi, per il bene dei miei compagni e per l’onore sportivo, non firmerò questo documento. Meglio non correre affatto”.