La crisi tra Russia e Ucraina ha portato il proprietario del Chelsea, campione del Mondo dopo la vittoria del trofeo Intercontinentale il mese scorso, a decisioni estreme
Roman Abramovich ha deciso. Il multimiliardario russo di origine israeliana, 15 miliardi di dollari di patrimonio personale, è pronto a chiudere tutte le sue attività in Inghilterra. Chelsea compreso.
In questi giorni il miliardario ha lasciato Londra per raggiungere Gomel, in Bielorussa, sede degli incontri diplomatici che dovrebbero in qualche modo fermare l’escalation di violenze e di guerra.
Il suo ruolo nella tensione tra Ucraina e Russia è centrale. Perché Abramovich ha moltissimi interessi in Ucraina, perché è amico e consigliere personale di Putin da molti anni, perché è di origine israeliana come il presidente ucraino Zelensky e perché a Kiev ha molti amici che gli hanno chiesto di “dare una mano”.
Ma le sanzioni che potrebbero colpire le sue attività e il suo patrimonio personale sono un rischio che Abramovich non può permettersi di correre. Dunque, già da qualche giorno, il magnate ha ceduto la guida del club nelle mani del suo socio americano Bruce Buck. Ma al tempo stesso ha dato mandato al suo advisor personale di studiare una exit strategy per lasciare il club.
Quando si hanno tanti soldi e si possiedono proprietà di valore quasi inestimabile, paradossalmente, tutto sembra più semplice. La trattativa per la cessione del Chelsea è già cominciata. Abramovich ha fissato il prezzo del club che tra giocatori, proprietà, marchio e asset consolidati vale intorno ai 4 miliardi. Il Chelsea ha due miliardi di debiti tondi tondi con il suo proprietario, ammortamenti e aumenti di capitale affrontati negli ultimi sei anni.
E c’è anche chi è disposto a pagarli. Il primo a manifestare un interesse concreto (avrebbe offerto 2.8 miliardi pagabili in dieci anni per chiudere la trattativa immediatamente) è il multimiliardario svizzero Hansjorg Wyss.
Wyss è un uomo d’affari spregiudicato e molto deciso. Ha un patrimonio personale superiore ai cinque miliardi di dollari (meno di Abramovich, ma non pochi) e ha quasi 87 anni. È un ingegnere nato a Berna che egli anni ’70 ha fondato la Synthes, con la quale ha fatto una fortuna nel campo dei sistemi elettromedicali e diagnostici. Un colosso che ha venduto a peso d’oro alla Johnson & Johnson per oltre 20 miliardi. Per lui, ma soprattutto per sua figlia Amy, che dirige la fondazione di famiglia, e suo genero Ed Jaramillo con il quale vive nel Wyoming, si tratta semplicemente di una questione di affari. Ma anche di denaro da far girare tra le numerose attività parallele della fondazione. Che ha donato 125 milioni di euro al programma biologico della facoltà di Harvard e sostiene l’ambiente e numerose istituzioni filantropice, a cominciare dal WWF. Oltre a Wyss c’è un timido interesse da parte di un fondo americano collegato a Bruce Buck, azionista di minoranza del club.
Le parti sono lontane: ma Abramovich vorrebbe potere chiudere al più presto.
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