L’invasione russa dell’Ucraina comporta conseguenze molto serie su eventi e sponsorizzazioni sportive che riguardano tutti gli sport, calcio e Formula 1 in particolare
Sono passati due giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Per tutta la notte le sirene sono risuonate a Kiev e nelle principali città. Il porto di Mariupol è sotto assedio, fanteria e carri armati sono penetrati per molti chilometri nel territorio ucraino.
La prima conseguenza è stato il trasferimento della finale della Champions League da San Pietroburgo a Parigi. Cancellato il Gran Premio di Russia di Formula 1 a Sochi, in programma a settembre. Ma ci sono molte questioni sul tavolo.
Guerra, sponsor cancellati
Tra eventi cancellati o trasferiti la discussione riguarda anche gli sponsor russi che finanziano con investimenti molto consistenti l’attività di squadre e scuderie. É il caso della Haas, scuderia americana di Formula 1 il cui sponsor principale è la Uralkali, compagnia di proprietà di Dmitry Mazepin, miliardario che sovvenziona la scuderia nella quale corre suo figlio Nikita. Ieri nei test di Barcellona la Haas ha corso senza la scritta promozionale del suo sponsor. E subito dopo Nikita Mazepin ha pubblicato un post nel quale, senza alcun riferimento alla guerra, si è limitato a dire di “non avere potere o controllo su quello che sta accadendo”.
Lo sport si interroga
Contestualmente la UEFA sta valutando se e come sciogliersi dall’impegno commerciale con il colosso Gazprom, società russa che finanzia gli eventi della federazione europea con investimenti molto generosi. Per il momento la UEFA non ha annunciato alcuna presa di posizione ufficiale. Così come per ora né la UEFA né la FIFA hanno preso una posizione su possibili sanzioni che riguardino la Russia e le squadre russe, in vista di coppe europee e qualificazioni al mondiale.
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La Gazprom è lo stesso sponsor cui proprio ieri lo Schalke 04 ha deciso di rinunciare: 10 milioni di euro di sponsorizzazione garantiti dal colosso russo che da oggi non è più sulla maglia della squadra di Gelsenkirchen. Una sponsorizzazione che esisteva da quindici anni.
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Resta da capire quale sarà l’atteggiamento delle istituzioni dello sport internazionale che per statuto ‘ripudia la guerra’ e non ammette la partecipazione di paesi protagonisti di conflitti nelle proprie manifestazioni.