La pattrinatrice russa Kamila Valieva, 15 anni, al centro di un caso di doping “condonato” dalla TAS che ha deciso di revocare ogni sospensione, diventa motivo di imbarazzo per le Olimpiadi
Da una parte una ragazzina di 15 anni, un’atleta prodigiosa capace di salire sul podio alla sua prima Olimpiade sia nelle gare individuali che in quella a squadre. Kamila Valieva…
Dall’altra il controverso meccanismo dei controlli antidoping e un comitato olimpico, quello russo, costretto a sfilare senza inno e bandiera a causa dei numerosi casi di doping conclamati e parzialmente anche ammessi negli ultimi anni.
OIimpiadi, il caso Kamila Valieva
E poi c’è la gente, divisa in colpevolisti e innocentisti di fronte alle immagini di Kamila, in lacrime dopo la sua ultima gara, e a una vicenda ben lontana dall’essere chiara. La certezza è la riscontrata positività di Kamila alla trimetazidina, un farmaco utilizzato nelle terapie cardiache che abbassa e regolarizza il battito. Una sostanza che in passato aveva messo nei guai altre atlete russe. Dopo la vittoria della gara a squadre di pattinaggio artistico, propiziata proprio da Kamila Valieva, la ragazza viene prima sospesa, poi riabilitata.
Wada, polemiche e accuse
Le regole sotto questo aspetti sono controverse: Kamila da una parte è troppo giovane per essere sottoposta a provvedimenti antidoping. Dall’altra le tracce del farmaco sono poco chiare: sembra un avvelenamento più che un’assunzione volontaria. E si scopre che il nonno di Kamila, cardiopatico, utilizza regolarmente quello stesso farmaco. Tutto molto controverso.
La Rusada, l’agenzia russa di controllo antidoping, riabilita Kamila che viene riammessa alle gare in attesa di ulteriori chiarimenti con il benestare del TAS, il tribunale di arbitrato sportivo.
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Ma esplodono le polemiche. La WADA, l’agenzia mondiale antidoping, cui la Rusada risponde, definisce ‘arbitraria e controversa’ la revoca della sospensione. Ma c’è anche chi sostiene che Kamila potrebbe essere stata dopata in modo inconsapevole: ne parla apertamente Witold Banka, il presidente della WADA in persona: “Sotto questo aspetto nel caso specifico della Russia ci sono precedenti e dunque non ci possono essere garanzie. Sappiamo di allenatori che in molti paesi fanno un uso sistematico del doping su atleti giovanissimi. Dovrebbero tutti finire in carcere. É un sistema che ha individuato e sgretolato”.
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Sha’Carri Richardson: è polemica
Kamila Valieva resta un attesa di giudizio. Ma per alcuni lei, e la Russia, sono colpevoli. É il parere di Sha’Carri Richardson la velocista americana esclusa dalle Olimpiadi di Tokyo perché positiva alla cannabis. L’atleta, reduce da un periodo di forte stress emotivo dopo la morte della madre, aveva fumato marijuana terapeutica dopo frequenti attacchi di panico.
Un’ingenuità che l’ha esclusa dalle Olimpiadi senza alcuna riabilitazione. In un post la Richardson ha accusato il CIO, e indirettamente anche la Valieva parlando di “Ingiustizia sportiva e sociale”: “Evidentemente mi hanno voluto punire, forse perché ero un’atleta di colore, attivista del Black Lives Matter. La legge nello sport non è uguale per tutti. O forse non si può nemmeno parlare di legge…”