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Robinho, condanna e mandato d’arresto ma non andrà in carcere: i motivi

Robinho, condanna e mandato d’arresto ma non andrà in carcere: i motivi. Dopo la conferma della Cassazione scattano i provvedimenti

Questa era esploso, nemmeno 18enne, con la maglia del Santos e della Nazionale brasiliana, era stato lo stesso Pelé a indicarlo come suo erede. Ma la parabola calcistica di Robinho sta finendo malissimo e ora rischia seriamente il carcere.

Robinho, quattro stagioni al Milan (AP LaPresse)

Dopo che la Cassazione nei giorni scorsi ha confermato la condanna definitiva a 9 anni di carcere per violenza sessuale di gruppo su una 23enne, si è mossa la Procura di Milano. Ha presentato al Ministero della Giustizia la richiesta di estradizione e il mandato d’arresto internazionale per l’ex attaccante di Milan, Real Madrid e Manchester City. E la richiesta sarà inoltrata alla giustizia brasiliana, ma con scarse possibilità che sia accolta.

La Costituzione brasiliana non permette l’estradizione dei propri cittadini, anche in caso di condanna definitiva. Unica possibilità, di fatto remota, è far scattare l’arresto se Robinho dovesse decidere di viaggiare all’estero, in un Paese che per reciprocità riconosce invece l’estradizione.

Robinho, condanna e mandato d’arresto: le motivazioni della sentenza

Robson de Souza Santos, per tutti Robinho, è stato condannato insieme all’amico Ricardo Falco anche se in realtà quella sera del 2013 erano almeno in sei. Ma gli altri uomini che avrebbero partecipato alle violenze in un noto locale di Milano non sono mai stati individuati e rintracciati.

Secondo le indagini, poi confermate dalle sentenze, Robinho avrebbe fatto ubriacare la ragazza fino a quando diventò  incosciente. Poi lui e l’amico l’avrebbero violentata a turno in un guardaroba del locale notturno dove lei era andate per festeggiare il compleanno.

Condanna a nove anni di carcere per Robinho (AP LaPresse)

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Tra le motivazioni della sentenza d’appello i giudici hanno messo nero su bianco “un “particolare disprezzo nei confronti della vittima che è stata brutalmente umiliata”. Ma anche la volontà di sviare le indagini, concordando una versione di comodo. Il 19 gennaio la Cassazione ha confermato la condanna in via definitiva e ora rimane da capire quello che potrà succedere effettivamente a Robinho.

Federico Danesi

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