Marcell Jacobs (Ansa Foto)
Marcell Jacobs, sprint vincente contro la provocazione: “Rappresento l’Italia”. Il velocista di Desenzano del Garda, campione olimpico sui 100 metri a Tokyo, replica per le rime ad un noto quotidiano inglese
Marcell Jacobs è pronto a riprendersi la scena. Il ventisettenne velocista di Desenzano del Garda, campione olimpico in carica dei 100 metri piani, prima medaglia d’oro azzurra della storia nella gara più veloce dell’atletica leggera, tornerà in pista venerdì 4 febbraio all’ISTAF Tour di Berlino sui 60 metri. C’è ovviamente grande attesa per il debutto di Jacobs da campione olimpico ma al tempo stesso molti critici e addetti ai lavori lo attendono al varco con il fucile puntato.
La vittoria, per molti aspetti clamorosa, di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo, non è stata accolta con entusiasmo da tutti. Oltre ai complimenti il velocista azzurro ha ricevuto infatti non poche critiche, soprattutto da parte della stampa angloamericana che sembra quasi non avergli perdonato di aver battuto i velocisti britannici e statunitensi, come di consueto grandi favoriti per la conquista dell’alloro olimpico nei 100 metri. Nei giorni successivi alla conclusione dei giochi di Tokyo, Jacobs ha dovuto rintuzzare pesanti attacchi e volgari insinuazioni su un suo presunto utilizzo di sostanze dopanti.
E così, nel corso di un’intervista rilasciata al celebre quotidiano inglese ‘The Telegraph‘, Marcell Jacobs si è sentito rivolgere una domanda secca quantomeno provocatoria: “Marcell, tu fai uso di doping?”. Il nostro velocista non ha fatto una piega e senza scomporsi minimamente ha replicato con disarmante serenità: “Assolutamente no e non lo farei, rappresento l’Italia. Capisco – ha proseguito Jacobs – che molti siano rimasti sorpresi dalla mia vittoria, soprattutto perchè per la maggior parte di loro il mio nome è diventato in qualche modo familiare soltanto in occasione delle Olimpiadi”.
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Nel corso della stessa intervista, Marcell Jacobs ha poi ulteriormente chiarito i motivi del suo netto rifiuto verso le sostanze dopanti: “Ho sempre cercato, durante tutta la mia carriera professionale, di mettere tutto me stesso in quello che faccio e di vincere in modo pulito. Porto con me la bandiera tricolore, la Nazione e la mia identità. Quindi è una questione di rispetto della bandiera che ho sulla divisa quando gareggio. Non farei mai nulla come atleta in competizione per il mio Paese che possa recare discredito su di me come uomo o sulla mia Nazione“.
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