Dazn, pesante tegola in vista: scoppia la guerra dei dati d’ascolto. La piattaforma streaming con sede a Londra rischia seriamente di perdere i diritti in esclusiva del campionato di Serie A
La crisi politico-istituzionale tra Figc e Lega di Serie A rischia di diventare presto l’ultimo dei problemi del calcio italiano. Nubi piuttoso dense e minacciose si stagliano all’orizzonte della piattaforma streaming Dazn, propreitaria in esclusiva dei diritti del campionato di Serie A per il triennio 2021-2024. La società anglo-italiana con sede a Londra dovrà rendere conto di alcune pesanti irregolarità.
L’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) attraverso una nota ufficiale ha sottolineato come sia eccessiva la variazione nei dati di ascolti resi noti da Dazn per le gare di Serie A. È quanto emerge dalla delibera legata all’istruttoria del garante per le comunicazioni sul caso della rivelazione dei dati di ascolto da parte di Dazn-Nielsen. In sostanza, secondo l’Autorità, tutto lascia credere che dal passaggio da Sky a Dazn, gli incontri del massimo campionato di calcio abbiano perso perlomeno la metà degli spettatori ma che riguardo i dati reali le informazioni diffuse dalla piattaforma streaming non corrispondano al vero. E’ il risultato di una prima analisi condotta dall’Agcom che come punto di riferimento è partita dai dati diffusi dall’Auditel.
“Una prima analisi dei dati globali relativi alle rilevazioni Auditel e DAZN/Nielsen mostra che l’audience complessiva misurata da quest’ultimi è nettamente superiore a quella misurata da Auditel. Infatti, la variazione percentuale complessiva dell’audience tra le due rilevazioni è pari a oltre il 50% per il girone di andata del campionato di calcio di Serie A, mentre, come riportato in audizione, il comitato tecnico di Auditel ha indicato che lo scostamento accettabile tra i dati dovrebbe essere non superiore al 10%“.
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Il comunicato dell’Agcom non lascia molto spazio ai dubbi: i dati di ascolto sulle partite del campionato di Serie A diffusi da Dazn sarebbero superiori a quelli reali di una percentuale non inferiore al 50%. Un vero sproposito che se confermato al termine della seconda fase delle indagini potrebbe conpromettere la posizione della piattaforma streaming e rimettere in discussione l’acquisizione in esclusiva dei diritti tv del campionato di Serie A.
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