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Caso Djokovic, solidarietà da un altro fenomeno: “Non è giusto”

Caso Djokovic, solidarietà da un altro fenomeno: “Non è giusto”. L’espulsione del numero uno al mondo divide anche il mondo dello sport

Gli Australian Open 2022 sono arrivati alla fine della prima settimana offrendo spettacolo e proiettando ai Quarti di finale alcuni dei grandi favoriti. E nessuno sta più parlando del convitato di pieta, Novak Djokovic che sta guardando tutto dalla sua Serbia.

Novak Djokovic (Ansa Foto)

Ma la sua resta un’assenza che fa rumore perché ha lasciato aperto il dibattito sull’obbligo vaccinale per gli sportivi professionisti, con regole diverse da Paese a Paese. L’opinione generale non solo dei tennisti presenti a Melbourne, è che gli sportivi debbano dare il buon esempio. Ma c’è anche chi non ritiene giusto prevedere l’obbligo, perché dovrebbe essere una scelta personale e spontanea.

E così Zlatan Ibrahimovic è sceso virtualmente in campo al fianco dell’amico. “Mi piace la sua filosofia: più vecchio divento, più giovane mi sento. Lui è davvero il simbolo della mentalità balcanica – aveva detto Djokjovic alle ATP Finals di Torino – la forza di non mollare mai e la totale fiducia in sé stesso. In questo mi riconosco molto in lui. La mentalità del campione che rispetta gli altri ma che entra in campo con la consapevolezza delle sue qualità che deriva dall’etica del lavoro”.

Caso Djokovic, solidarietà da un altro fenomeno: ecco perché non ha sbagliato

E ora Ibrahimovic, in un’intervista al quotidiano francese ‘Le Journal du Dimanche’, si schiera dalla parte del tennista. “Vaccinarsi per ragioni di salute non è la stessa cosa che farlo per disputare un torneo di tennis. Ognuno deve poter avere la sua opinione. Io mi sono vaccinato per proteggermi e proteggere gli altri”.

Zlatan Ibrahimovic (Getty Images)

Ma è stata una sua scelta personale e come tale deve essere rispetta al pari di quella che ha fatto Djokovic: “Ognuno ha la sua opinione. La gente non dovrebbe essere costretta a vaccinarsi solo per andare al lavoro. Io mi sono vaccinato perché penso sia il modo migliore per proteggermi, non per giocare a calcio, non è giusto. Si tratta di due situazioni differenti. Chi si fa un vaccino, lo fa perché ci crede, perché pensa sia efficace contro la malattia”.

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In Serie A l’obbligo è scattato all’inizio del 2022, nel mondo del tennis invece non resiste se non per le nazioni che lo prevedono per tutti. Due diversi modi di affrontare la pandemia, come diverse sono le idee dei big.

Federico Danesi

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