In Serie A potrebbero cambiare i metri di giudizio sui rigori, mentre c’è chi propone di nuovo di usare il VAR a chiamata. Le ultime
Da quando esiste il gioco del calcio esistono le polemiche, soprattutto quelle relative agli arbitraggi. Nemmeno l’introduzione della tecnologia e del VAR, infatti, è servita a placare gli animi di tifosi e addetti ai lavori che dopo ogni partita sono pronti a scagliarsi contro i direttori di gara.
In effetti molto spesso il metro di giudizio applicato in campo non è univoco, con episodi molto simili sanzionati in maniera del tutto differente. Gli arbitri, ad ogni modo, si sentono spesso sotto attacco dai media e nelle loro riunioni più recenti hanno espresso il loro malcontento.
Un dato in particolare ha destato molta attenzione, ovvero quello relativo ai rigori concessi in Serie A. Al momento, con sole dieci giornate disputate, siamo già a 48. Numero che, se proiettato sulle 38 giornate, darebbe un totale di 182 penalties. Decisamente troppi, motivo per il quale gli arbitri hanno intenzione di cambiare atteggiamento.
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Serie A, troppi rigori: gli arbitri cambiano metro di giudizio
Facendo il raffronto con i maggiori campionati europei è netta la differenza di rigori fischiati rispetto al nostro campionato: in Premier League appena 21 in 9 turni; in Liga 39 in 11; in Bundesliga 23 in 9 giornate.
Gli arbitri, secondo quanto riportato dalla “Gazzetta dello Sport”, avrebbero quindi deciso di dare un taglio ai rigori fischiati per dei contatti lievi e di inasprire il loro metro di giudizio: basta penalties lievi, non tutti i contatti saranno sanzionati.
In attesa di vedere se questo avviso dei vertici verrà recepito e tramutato in campo già dalla prossima giornata si è aperto di nuovo il dibattito sul VAR. Il Corriere dello Sport, stamattina, è tornato sull’argomento cavalcando l’onda di alcuni allenatori che vorrebbero introdurre il “VAR a chiamata”.
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Tra favorevoli e contrari gli schieramenti sono abbastanza netti, ma al momento pare difficile che i fischietti possano concordare per quella che sarebbe comunque un’ulteriore riduzione del loro “potere in campo”.