A distanza di 22 anni dall’ultima vittoria italiana, Sonny Colbrelli riporta l’inno di Mameli nella premiazione della leggendaria Parigi Roubaix conquisando la sua prima classica in carriera
Una impresa straordinaria, d’altri tempi: al termine di una vera e propria battaglia tra fango e pavet, Sonny Colbrelli conquista la vittoria della Parigi Roubaix arrivando al velodromo per la parata d’onore in solitudine dopo tantissima pioggia e una fatica immane.
Roubaix, il morso del Cobra
Reduce da un Mondiale che lo ha visto chiudere primo degli italiani, ma solo decimo, Colbrelli è arrivato alla grande classica con l’intenzione di compiere qualcosa di grande. Il bresciano lotta fin dai primi chilometri ribadendo colpo su colpo a tutti i migliori tra i quali Van der Poel, anche lui alla ricerca di una grande vittoria dopo la sconfitta del mondiale.
Piove, fa freddo e sulle piste semi battute di un tracciato micidiale costellato di pavet c’è un gran fango. Tuttavia il primo a lasciare il gruppo è Matteo Trentin, caduto malamente al mondiale e motivatissimo. L’azzurro viene riacciuffato poco dopo. Una seconda fuga è quella che coinvolge anche Moscon e Ballerini che tirano per quasi 200 chilometri prima che il gruppo si ricomponga.
Tanto fango, tantissime cadute. Sagan finisce a terra, Van Aert resta indietro e Colbrelli, soprannominato “il Cobra” annusa l’impresa.
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Gioca di scaltrezza e di strategia Colbrelli che si attacca alla coda di Van der Poel marcandolo stretto e senza concedergli un metro aspettando il momento giusto per attaccare. Non è molto fortunato: fora, rimane in ritardo, è costretto a rimontare prendendosi anche parecchi rischi rincorrendo un gruppo che va fortissimo. All’ingresso nel velodromo di Roubaix Colbrelli concretizza una gara di sacrificio, di sofferenza e di attesa: rimangono in tre, insieme all’azzurro ci sono Van der Poel e Vermeersch che scatta per primo. La gestione di una volata durissima dopo tanta fatica, sei ore e 258 km., è perfetta da parte di Colbrelli che passa e vince di mezza ruota su Van der Poel per poi crollare a terra in un piano dirotto di gioia e di liberazione. É la prima classica per lui. Ed è la prima Roubaix per un italiano dal 1999, vittoria di Tafi.
L’Inferno del Nord è un paradiso azzurro; San Pietro è il bresciano Colbrelli.
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