Clima di festa e di entusiasmo nel vecchio stadio nazionale di Tokyo, sede delle Olimpiadi del 1964, per la sedicesima edizione delle Paralimpiadi
Spalti tristemente deserti, così come imposto dalle normative per il contenimento della pandemia secondo le indicazioni del governo giapponese, del CIO e del comitato organizzatore. In compenso tanto entusiasmo sul vecchio campo di gioco dello stadio nazionale di Tokyo con migliaia di atleti a sfilare in parata.
Il vecchio impianto, costruito per le Olimpiadi del 1964 e tirato a lucido, sede centrale delle Paralimpiadi è stato un teatro suggestivo, forse un po’ austero, ma reso straordinariamente vivo dalla partecipazione allegra, a tratti travolgente, degli atleti iscritti.
Si tratta della sedicesima edizione delle Paralimpiadi: Tokyo è la prima città ad accogliere per due volte la rassegna destinata agli atleti disabili per la seconda volta nella storia dei giochi.
Norme purtroppo molto rigorose per tutti: obbligo di mascherina per tecnici, dirigenti, accompagnatori così come per le migliaia di volontari che sorveglieranno sulla sicurezza di tutti gli iscritti.
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In tutto si parla di oltre 4400 atleti provenienti da 161 paesi con una delegazione di atleti olimpici iscritti sotto la bandiera del CIO. Sono i profughi e i rifugiati politici non riconosciuti dai loro paesi d’origine. A regge la loro bandiera Abbas Karimi, nuotatore dell’Afghanistan arrivato fortunosamente a Tokyo dopo che la rappresentativa del suo paese aveva cancellato la propria presenza alle Paralimpiadi nel bel mezzo della guerra civile.
L’Italia presenta la squadra più numerosa di sempre: 115 atleti, 63 donne e 52 donne. Portabandiera il nuotatore Federico Morlacchi e Bebe Vio, iscritta alle gare di scherma.
Molto suggestiva l’accensione del braciere, lo stesso dei giochi di Tokyo, allestito nel vecchio Stadio Nazionale. Ad accendere il fuoco olimpico tre atleti in carrozzina diversi, dai tre lati del podio. L’onore è toccato a Yui Kamiji, Shunsuke Uchida e Karin Morisaki.
Commovente ma con momenti brillanti, anche di grande spettacolarità, tutta la coreografia di tutta la cerimonia, ispirata a temi cari ai giapponesi, quello del Sogno e del Volo.
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