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Calcio, la situazione negli stadi europei: le limitazioni per il Covid

Calcio, la situazione negli stadi europei: le limitazioni per il Covid. Non tutti i Paesi hanno riaperto l’accesso ai tifosi in modo completo

Tifosi del Valencia in Spagna (Foto: Getty)

Il coronavirus ha completamente stravolto il mondo negli ultimi 18 mesi. La pandemia ha avuto un impatto sociale ed economico, oltre che sanitario e tutti i Paesi si sono dovuti adeguare. Il comparto sportivo non ha fatto eccezione, passando dalla sospensione dei campionati nel 2020, alla ripartenza senza pubblico, fino alla sostanziale riapertura ai tifosi di questa estate. I vaccini diffusi nel mondo occidentale in buona percentuale, stanno aiutando lentamente a tornare alla normalità. I vari Stati si sono muniti di green pass e controlli approfonditi per tutti coloro che hanno avuto le dosi di siero immunizzante. Dall’accesso ai bar e ristoranti, fino agli stadi, questo dovrebbe rendere più semplice lo stop al contagio da Covid. In materia calcistica, però, non tutti stanno adottando in Europa lo stesso schema per quanto riguarda i fan. Abbiamo situazioni diverse sulla percentuale di spettatori ammessi negli impianti e sulla distanza obbligatoria da rispettare. Vediamo nel dettaglio.

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Calcio, la situazione negli stadi europei: le limitazioni per i tifosi

Tifosi negli stadi inglesi (Foto: Getty)

Il Paese che ha concesso totale libertà è Israele, con stadi aperti al 100% e nessuna restrizione per i supporters. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche l’Inghilterra, che dal ‘rompete le righe’ del 19 luglio scorso, consente a tutti i vaccinati di poter affollare gli spalti. Ieri ne è stata dimostrazione la splendida cornice del Brentford Community Stadium nella sfida tra i padroni di casa e l’Arsenal, che ha dato il via alla Premier League 21/22. Anche Svizzera e Austria lasciano sostanziale libertà ai club di far entrare i propri sostenitori. La Lituania non ha limiti particolari ma richiede il distanziamento sociale.

Il green pass è attivo in Lettonia, Danimarca e Repubblica Ceca, così come in Francia, con capienza libera. Macron ha lasciato autonomia ai prefetti locali di decidere eventuali restrizioni in base ai focolai.

Chi invece deve rispettare delle percentuali restrittive sono la Grecia (80%) e la Romania (75%) che può arrivare al 100% per chi ha completato l’intero ciclo vaccinale. E poi c’è l’Italia con l’attuale 50% varato dal governo e dal Cts. Come noi anche Germania e Turchia, mentre in Spagna sono le autorità locali a decidere.

Insomma approcci differenti ma che hanno riportato un po’ di colore nel calcio, troppo brutto per essere vero senza la sua componente più genuina.

Angelo Papi

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