Ha destato profonda impressione in Nuova Zelanda il decesso della ventiquattrenne Olivia Podmore, ciclista esclusa dalle Olimpiadi morta improvvisamente nella sua abitazione
La Nuova Zelanda è sotto shock. Il caso della morte della ventiquattrenne Olivia Podmore ha scorso e non poco l’opinione pubblica e sta tenendo banco sui media in tutto il paese.
Olivia era qualcosa di più di una ciclista promettente, per diversi mesi era stata la punta di diamante della squadra di ciclismo destinata alle Olimpiadi di Tokyo. Ma era rimasta esclusa dall’ultima lista di atleti convocata per i giochi olimpici. La ragazza sembrava avere accolto la notizia molto male: i suoi amici e familiari parlano di una donna delusa, abbattuta e profondamente amareggiata.
Olivia aveva avuto problemi emotivi causati da un allenamento forse troppo intenso e proprio a causa di questo era stata esclusa dalla squadra nonostante le sue recenti vittorie nella categoria sprint di ciclismo su pista. Al ciclismo Olivia aveva dedicato tutta la sua vita fin da quando aveva cominciato a gareggiare, poco più che bambina.
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Negli ultimi giorni Olivia sarebbe rimasta da sola nel suo piccolo appartamento di Cambridge, un piccolo centro residenziale nel centro dell’isola settentrionale della Nuova Zelanda. Niente allenamenti, pochissime uscite: Olivia avrebbe guardato le Olimpiadi e lavorato al computer. Un ultimo appuntamento con il suo amico Eric Murray, per una chiacchierata. Nulla che facesse pensare a qualcosa di irreparabile.
Poi Olivia, due giorni fa pubblica un messaggio su Instagram che suona come un testamento: “La sensazione di quando perdi, quando non vieni selezionato nemmeno, quando ti qualifichi, quando sei infortunato, quando non soddisfi le aspettative della società come possedere una casa, quando metti in secondo piano il matrimonio, i bambini, perché stai cercando di dare tutto al tuo sport, è diversa da qualsiasi altra cosa” aveva scritto. Da quel messaggio nessuna notizia.
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Olivia Podmore dopo il suo utilimo titolo nazionale
I suoi familiari preoccupati la vanno a cercare a casa e quando la trovano non c’è più niente da fare. Il coroner non ha ancora reso note le cause della morte ma tutto fa pensare a un suicidio.
Raelene Castle, portavoce del comitato olimpico neozelandese si dice sconvolta: “A volte non ci sono risposte da dare. Olivia aveva chiesto aiuto: ma anche quando metti a disposizione dei tuoi atleti i migliori servizi psicologici lo sforzo potrebbe non essere sufficiente. Questa è una notizia drammatica che ci fa riflettere e ci chiama al massimo impegno perché non accada mai più niente del genere”.
Olivia Podmore aveva partecipato alle Olimpiadi di Rio appena 20enne; in carriera aveva vinto 19 titoli nazionali e 5 continentali.
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