É diventato un caso diplomatico internazionale la vicenda di Kristina Timanovskaya, atleta bielorussa trattenuta contro la sua volontà e costretta alla fuga prima della sua gara alle Olimpiadi
Sta scatenando un autentico putiferio mediatico il caso di Kristina Timanovskaya, l’atleta bielorussa trasportata di forza e contro la sua volontà all’aeroporto di Haneda per essere rimpatriata da alcuni funzionari della delegazione olimpica del suo paese.
L’atleta, una velocista iscritta ai 200 metri piani femminili, qualche giorno fa aveva pubblicato alcune critiche ai propri allenatori sui suoi social network. E la cosa a quanto pare non è piaciuta ai delegati del comitato olimpico bielorusso che l’hanno prima trattenuta a lungo nella sua stanza al Villaggio Olimpico. E poi “accompagnata” all’aeroporto, per rimpatriarla con il primo volo senza nemmeno gareggiare.
La cosa tuttavia non è passata inosservata. A denunciare l’episodio, gravissimo, sarebbe stata una compagna della Timanovskaya cui si sarebbero aggiunte altre testimonianze di atleti che avrebbero visto la velocista discutere animatamente e imbarcata quasi a forza su una navetta. C’è anche un video in cui si sente uno dei funzionari dire alla ragazza di fare le valigie… “Metti da parte d’orgoglio e renditi conto che a volte certi suicidi cominciano proprio così”. Una minaccia nemmeno troppo velata.
All’aeroporto Timanovskaya tuttavia non sarebbe stata imbarcata: esclusa dalla gara dai suoi allenatori, aveva in programma di recarsi a Varsavia dove ha alcuni parenti: forse anche per chiedere asilo politico. La Polonia le ha già concesso il visto per ‘motivi umanitari’.
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Dove sia oggi Kristina Timanovskaya di preciso non si sa. Pare non abbia mai lasciato Tokyo e che sia protetta e nascosta da alcune colleghe e amiche. Secondo alcuni ha chiesto protezione all’interno dell’ambasciata polacca di Tokyo. Di fatto non gareggerà. Si è preparata per tre anni, e non scenderà in pista.
Ma il CIO ha aperto una indagine nei confronti del NOCRB, il comitato olimpico bielorusso. Marc Adams, portavoce della presidenza del CIO ha anche rilasciato una dichiarazione ufficiale: “Stiamo cercando di fare chiarezza e con ogni probabilità ci vorrà del tempo ma non possiamo non analizzare con attenzione una denuncia tanto grave. La prima cosa che ci sta a cuore è la salute dell’atleta”.
La CNN che su questo caso ha avviato un’inchiesta giornalistica, parla senza mezzi termini di rapimento. Ma non sarebbe il primo caso di atleti contrari al regime di Minsk, quello del presidente Lukashenko, lo stesso che qualche tempo fa ha fatto dirottare un aereo che trasportava il suo avversario politico per farlo arrestare, vittime di repressioni e di abusi. Oltre mille atleti che hanno firmato un documento chiedendo libere elezioni nel paese sono stati di fatto esclusi da tutti i programmi sportivi del paese.
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