La medaglia d’oro, per molti imprevedibile di Marcell Jacobs, mette al centro dell’attenzione il protagonista del primo oro olimpico italiano nei 100 metri
Un posticino in finale sembrava già essere un sogno. Non ci era mai riuscito nessun italiano, nemmeno il grande Pietro Mennea, il cui record mondiale dei 200 metri è durato per anni. Nato a El Paso in Texas nel 1994 da padre americano e mamma Viviana, italiana, Marcell Jacobs è oro olimpico dei 100 metri.
Marcell Jacobs, l’atleta totale
Una storia quasi da fiction quella di Marcell, nato negli Stati Uniti ma cresciuto in Italia. Il papà è un militare americano di stanza alla base nato di Vicenza. Nasce in Texas e torna a vivere un Italia, a Desenzano, quando il padre viene trasferito in Corea del Sud. Un rapporto difficile quello con il padre: prima a distanza, poi interrotto, quindi recuperato dopo un lento e graduale riavvicinamento.
Come suo padre anche Marcell è uno sportivo, con uno straordinario talento: prima gioca a calcio, è velocissimo con poca tecnica. Poi si dedica al nuoto: ma si annoia. Alla fine arriva alla pista di atletica dove la velocità per lui diventa una estensione naturale.
LEGGI ANCHE > Olimpiadi, atletica da leggenda: medaglia d’oro per Jacobs e Tamberi
Nonostante il Covid
Come molti velocisti si dedica sia alle corte distanze che al salto in alto dove inizialmente sembra avere potenzialità incredibili. Tant’è che all’inizio questa sembra essere la sua disciplina: CrazyLongJumper è il suo nickname, lo stesso anche su Instagram e stampato sul suo petto con un tatuaggio. Ma dopo i primi allenamenti specifici sui 100 metri i tecnici gli dicono di dedicarsi solo alla velocità. E lui, pur con qualche resistenza accetta. Un leggero infortunio che non si rimargina rallenta i suoi progressi: paradossalmente il rinvio delle Olimpiadi al 2021 è quasi una fortuna per lui. Perché arriva a Tokyo in condizioni straordinarie: nonostante avesse contratto il Covid con una infezione molto fastidiosa, febbre altissima, e lunga da smaltire.
Marcell, l’azzurro di padre americano che parla un pessimo inglese e un italiano con forte accento bresciano, già padre di tre figli (Jeremy, sette anni e i piccoli Anthony e Megan avuti dall’attuale compagna Nicole), sorprende tutti, forse anche se stesso.
LEGGI ANCHE > Olimpiadi Vela, una medaglia certa per Ruggero Tita e Caterina Banti
“Lo dedico a mio nonno”
La sua finale è perfetta, una vittoria stellare, storica, una impresa forse irripetibile: “Quando ho visto Tamberi vincere l’oro mi sono detto… e perché non anche io? Ho cercato di canalizzare quella energia, di farla mia. E ho realizzato il mio sogno. Lo dedico al mio nonno che non c’è più e che credeva tanto in me, alla mia famiglia e ai miei figli”.
Record europeo nella semifinale con 9.77, oro olimpico con lo stesso tempo di Usain Bolt a Rio, 9.80”: “É vero – dice quasi senza rendersene conto – ma bisogna crederci, ho attraversato anni difficili con tanti problemi da superare e ora mi sento completamente appagato di tutto quello che è stato il mio percorso”.