Uno stadio quasi completamente vuoto, un'immagine che a breve non sarà più attuale (Getty Images)
Con la presentazione del campionato di Serie A, che ieri ha varato il suo calendario, e la stesura degli impegni ufficiali di basket e pallavolo si parla di riapertura
Lo chiamano ‘post-pandemic restart’. La ripartenza dopo la pandemia. Un protocollo diverso, di paese in paese a seconda delle emergenze che in qualche caso sono ancora purtroppo estremamente attuali, e in funzione di quelle che saranno le priorità.
Se l’Inghilterra, nonostante la variante delta, è stato uno dei primi paesi a riaprire in modo funzionale non solo gli impianti sportivi di Euro 2020 ma anche le location di concerti e festival musicali, l’Italia ripartirà con cautela. Stadi e palasport guardano ancora alla vaccinazione come alla discriminante fondamentale per riammettere il pubblico sugli spalti. L’ipotesi, per ora solo sulla carta e non ancora ufficializzata, è quella di riaprire gli stadi al 50% delle presenze fin da settembre. Ma forse non dalle prime due giornate di Serie A di agosto.
Diverso il ragionamento per le arene al chiuso che ospitano le partite di basket e pallavolo che, in teoria, dovevano essere aperte fin da giugno già per almeno 500 persone. In realtà ci fu un rinvio e il campionato di basket si è chiuso senza pubblico. Così come i campionati di volley di pubblico non ne hanno mai avuto.
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Il calcio ha presentato un’istanza al sottosegretario allo sport Valentina Vezzali, che il ministero della salute Speranza dovrà avvallare, di aprire al 50% della capienza tutti gli stadi. Fermo restando il flusso ordinato del pubblico, il divieto di assembramenti, l’uso della mascherina e – soprattutto – il green pass. Ovvero il certificato di avvenuta vaccinazione che molti ormai portano stampato nel portafogli o esibiscono sul proprio cellulare.
Il Green Pass diventa il lasciapassare per qualsiasi evento, sportivo, teatrale e musicale. In Francia è già così – una modalità che ha convinto anche i più scettici a vaccinarsi – così come in Germania e in Inghilterra. Nel frattempo le squadre dovranno adeguarsi: quasi tutti i club, come logico, hanno predisposto una campagna abbonamenti che però senza certezze circa l’ingresso dei tifosi, da quando e con quali limiti, non possono lanciarla. Si attende. Facendo i conti con quello che sarà, inevitabilmente, in altro grave sacrificio economicamente.
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