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La festa dell’Italia per la vittoria degli Europei ha scatenato grandi polemiche a causa degli assembramenti. Il prefetto accusa la FIGC
La Nazionale ha trionfato agli Europei domenica scorsa, ma a quanto pare le polemiche legate all’evento calcistico non sono finite. Questa volta però non si tratta di nulla relativo al campo, bensì al caos scatenato dalla festa dell’Italia andata in scena lunedì 12 luglio a Roma.
Gli Azzurri hanno sfilato a bordo di un autobus scoperto per il centro della Capitale dopo aver incontrato il premier Draghi e il presidente Mattarella. Inevitabile il carosello dei tifosi per le vie di Roma, con assembramenti che hanno fatto gridare allo scandalo.
Soltanto poche settimane fa, infatti, era complicato spostarsi anche da una regione all’altra. I contagi da Covid sono in risalita e alcune zone d’Italia rischiano di tornare al colore giallo. In tanti si chiedono come sia stato possibile autorizzare un corteo del genere. Il prefetto di Roma, però, punta il dito contro la FIGC.
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“Avevamo negato il permesso a festeggiare la vittoria dell’Italia agli Europei sull’autobus scoperto, ma i patti non sono stati rispettati“. Così Matteo Piantedosi in un’intervista al Corriere della Sera spiega come sia stato possibile che la festa si sia svolta lo stesso.
Le autorità, secondo il suo racconto, non erano assolutamente d’accordo e avevano proposto una soluzione alternativa alla FIGC: avrebbero installato una pedana a Piazza del Popolo dove i giocatori avrebbero salutato i tifosi e le forze dell’ordine avrebbero potuto controllare il rispetto del distanziamento e dell’uso della mascherina.
Secondo il prefetto però lunedì la Federazione ha cambiato improvvisamente idea: dietro questa scelta ci sarebbe stato il parere decisivo dei leader della Nazionale. “Hanno sostenuto che c’era comunque già molta folla per le strade ed era forte intenzione dei calciatori di proseguire i festeggiamenti con l’effettuazione di un giro su un autobus scoperto”. A quel punto l’unica cosa da fare era quella di cercare di garantire lo stesso l’ordine pubblico.
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Un monito anche per le prossime occasioni, in cui il prefetto ha spiegato che tratterà direttamente con i calciatori.
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