Al caso della velocista americana Sha’Carri Richardson, squalificata dopo essere stata rinvenuta positiva alla cannabis, si interessa anche la Casa Bianca
Squalifica di un mese: inappellabile. La USADA, l’agenzia americana che si occupa dei casi di doping ha penalizzato la velocista americana Sha’Carri Richardson, miglior prestazione dell’anno, la sesta donna più veloce di sempre. La Richardson ha fatto uso di cannabis mentre partecipava ai Trials di Eugene con i quali si è qualificata alle Olimpiadi di Tokyo.
Il caso Richardson
Ma il caso di Sha’Carri Richardson fa discutere per il caso umano che in qualche modo ha lasciato trapelare. Le immagini della donna, in lacrime, davanti ai giornalisti che ammetteva di avere fatto uso di cannabis perché sopraffatta dal dolore dopo la morte della madre, sono state toccanti. “É successo solo ora e solo per questo motivo – ha detto la velocista – sono stata travolta da un dolore più grande di me e cercavo in qualche modo di placare i miei demoni. Sono mortificata e chiedo scusa a tutti”.
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Interviene Joe Biden
Il caso di Sha’Carri Richardson è mediaticamente di grandissimo rilievo in questi giorni negli Stati Uniti. Il THC, metabolita della cannabis è considerato doping. Ma è acclarato che questa sostanza non serve in alcun modo a migliorare le prestazioni sportive.
Della questione si è occupato niente meno che Joe Biden, il presidente degli Stati Uniti: “Sono orgoglioso della dichiarazione dell’atleta, del modo in cui ha ammesso la sua responsabilità e di come abbia spiegato il suo dramma personale. Le regole sono regole: nulla vieta che queste regole possano anche essere cambiate”.
Il mese di squalifica è già iniziato e non c’è modo per la texana di partecipare ai 100 metri femminili, il 30 luglio. Qualche speranza per la sua presenza alla staffetta 4×100 le cui batterie iniziano il 5 agosto, immediatamente dopo la fine della squalifica della Richardson.