Doping: velocista positiva alla cannabis, rischia le Olimpiadi

Clamorosa indiscrezione dai Trails statunitensi che hanno appena concluso quelle che sono le ultime qualificazioni della squadra americana alle Olimpiadi, c’è un caso di doping

Ciclismo Doping
Un kit per il controllo antidping utilizzato in tutte le competizioni ciclistiche internazionali (Getty Images)

Positiva al THC, il metabolita della cannabis. Rischia la squalifica, e dunque anche la presenza alle Olimpiadi di Tokyo dove era considerata una delle grandi favorite, Sha’Carri Richardson, la velocista che ha dominato i 100 metri femminili dei trials.

Doping, Richardson positiva

La notizia è dilagata questa mattina nel corso dei primi notiziari dopo essere stata confermata dalla federazione americana. Secondo i test antidoping effettuati duranti i recenti trials, ultima occasione per gli atleti americani di conquistare un posto alle Olimpiadi, Sha’Carri Richardson, 21 anni, sarebbe risultata positiva al metabolita della cannabis.

Una notizia che mette in dubbio a questo punto la partecipazione della Richardson alle imminenti Olimpiadi di Tokyo dove era considerata una delle superfavorite nelle gare di velocità.

LEGGI ANCHE > Sun Yang, un’altra squalifica: ma il mondo del nuoto è in rivolta

Doping Richardson
Sha’Carri Richardson, miglior prestazione mondiale quest’anno sui 100 metri (Getty Images)

Le possibili conseguenze

La Richardson sarebbe stata controllata più volte nel corso dell’anno; ma quella della positività alla cannabis è una novità assoluta. La stagione per lei era iniziata nel modo migliore: tempi strepitosi, in particolare un 10.72” che era risultato il miglior tempo mondiale dell’anno. La Richardson era di sicuro una delle superfavorite di queste Olimpiadi. E non c’è dubbio che il rischio squalifica sia molto reale: la federazione americana sotto questo aspetto si è sempre dimostrata inflessibile, così come il comitato olimpico statunitense.

Si attende l’ufficializzazione della notizia e che l’atleta possa presentare un’autodifesa. Ad esempio che l’assunzione non sia stata diretta ma indotta. Che a fumare sia stato qualcuno vicino a lei. E che l’assunzione di THC  sia avvenuta al di fuori dalla dalla competizione sportiva senza dunque l’intenzione di trarre un vantaggio.

Gestione cookie