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Morta Paola Pigni, atletica in lutto: è stata bronzo a Monaco ’72

Morta Paola Pigni, atletica italiana in lutto: grandissima mezzofondista, raggiunse l’apice con il bronzo a Monaco ’72 nei 1500

Improvviso e inatteso, il lutto che colpisce l’atletica italiana e porta via Paola Pigni, autentica leggenda del mezzofondo azzurro a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. L’apice di una carriera formidabile alle Olimpiadi di Monaco, nel 1972, quando arrivò terza nella finale dei 1500 metri.

(Ufficio Stampa Fidal)

Questa mattina l’ex azzurra era presente alla cerimonia per la Festa dell’Educazione alimentare nelle scuole a Castel Porziano insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Paola era stata chiamata con la rappresentanza delle Legends di Sport e salute, ma subito dopo si è sentita male, probabilmente per un infarto.  Immediatamente trasportata all’ospedale Sant’Eugenio, nelle ore successive è stato comunicato il suo decesso.

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Morta Paola Pigni, atletica in lutto: una carriera formidabile e inimitabile nel mezzofondo mondiale

Paola Pigni, da molti considerata la ‘pasionaria’ dell’atletica italiana, era nata a Milano il 30 dicembre 1945 e all’inizio della carriera in pista si era dedicata alla velocità, con i 100 e i 200 metri. Poi però era passata al mezzofondo dove esprimeva meglio le sue qualità di resistenza e combattività

Il primo squillo importante, nella Notturna di Milano del 1969 quando aveva fatto segnare il nuovo record del mondo sui 1500 in 4’12.4. Nella stessa stagione, ai campionati Europei di Atene, arrivò terza e lo stesso avvenne tre anni dopo ai Giochi: per tre volte di fila tra batterie e finale abbassò il record italiano della distanza arrivando a 4’02.85, battuta solo dalla sovietica Lyudmila Bragina e dalla tedesca dell’Est Gunhild Hoffmeister per 3 centesimi.

 


Ma è stata anche campionessa di cross, con due titoli mondiali nel 1973 a Waregem e nel 1974 a Monza e soprattutto ha vestito spesso con successo la maglia azzurra: per personalità e carisma, atleta come lei sono mancate molto nei decenni successivi.

Federico Danesi

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