Michael Schumacher all’asta, la mitica Jordan 191 con la quale il tedesco ha debuttato nel Mondiale di F1 è in vendita: ecco quanto costa
Ci sono monoposto che hanno fatto la storia del Mondiale di Formula 1 hanno se non hanno vinto il titolo. Come la mitica Jordan 191 che trent’anni fa segnò il debutto assoluto di Michael Schumacher anche se per il campione tedesco fu un’occasione unica e irripetibile. Come unica è l’occasione per i collezionisti perché ora quella monoposto sta per andare all’asta
Insieme al nostro Andrea De Cesaris, in quella stagione l’altro pilota era Bertrand Gachot. Solo che alla vigilia del GP di casa a Spa, il belga fu arrestato a Londra e così il team si inventò una soluzione d’emergenza chiamando un giovanissimo tedesco che nessuno ancora conosceva e da lì cominciò la leggenda.
Oggi quella monoposto torna a far parlare di sé. Come possiamo vedere sul sito specializzato Speedmasterscar.com, sarà rimessa all’asta per andare dal migliore offerente. Era stata venduta una prima volta ad un collezionista belga e poi nel 2005 è stata acquistata da Didier Siruge che l’ha fatta correre al leggendario Goodwood Festival of Speed.
Ma ha anche vinto il premio Autosport Racing Car of the Year del 1991 e tre anni fa è stata anche premiata come ‘Best Looking Car’ della storia della F1 dal ‘Telegraph’. Il prezzo non è stato indicato, ma seconda il ‘Sun’ dovrebbe partire da 1,25 milioni di sterline, cioé circa 1,45 milioni di euro.
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Per chi non lo ricordasse, com’era andata quella gara di Schumi? Arrivato all’ultimo a Spa, prestato dalla Mercedes per l’occasione, il tedesco fu subito mandato in pista senza conoscere assolutamente uno dei circuito leggendari della Formula 1 (anche se al team aveva detti di averci già corso).
Già dalle Qualifiche Schumacher fece capire a tutti chi era: ottavo tempo assoluto, poi diventato settimo in griglia per una penalizzazione a Riccardo Patrese. Il giorno successivo quella vettura la prese De Cesaris e lui si accontentò del muletto, ma fu costretto a ritirarsi già sulla salita del Revillion dopo poche centinaia di metri nel primo giro per un problema di pressione dell’olio. Ma tanto bastò per farsi ingaggiare dalla Renault perché Flavio Briatore aveva già capito tutto.
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