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Calcio

Seid Visin, l’ex Milan ha lasciato una lettera prima di morire: le sue parole

Seid Visin ha scritto una lettera qualche mese prima di morire. Il ragazzo parla delle sue difficoltà legate al razzismo

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La morte di Seid Visin ha lasciato sconvolto il mondo del calcio e non solo. Il giovane di origini etiopi è stato trovato morto nella sua abitazione di Nocera Inferiore, dove era tornato a vivere insieme alla sua famiglia.

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Il ragazzo aveva solo 20 anni e da piccolo era considerato un vero e proprio fenomeno, tanto da essere stato tesserato nelle giovanili del Milan ed aveva giocato nella stessa squadra di Gigio Donnarumma, con il quale aveva condiviso anche la stanza.

Seid però non si era integrato a Milano e dopo un anno aveva deciso di tornare in Campania e di lasciare il calcio professionistico, dedicandosi agli studi e iniziando a lavorare come cameriere in un bar. Sulla sua morte stanno indagando le forze dell’ordine ma secondo le ultime ricostruzioni è possibile che si sia trattato di suicidio.

Seid Visin, la lettera d’addio: “Sento sulle mie spalle il peso degli sguardi”

L’indiscrezione arriva direttamente dal “Corriere della Sera”. Il quotidiano fa riferimento soprattutto ad una lettera struggente scritta da Visin qualche mese prima della sua morte ed inviata ai suoi amici e alla sua psicoterapeuta.

Dalle parole del giovane emergono tutti i problemi della sua vita tormentata: “Io non sono un immigrato, Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto”.

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Accuse pesanti relative al razzismo subito da Seid, costretto anche ad abbandonare il suo lavoro: “Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro. Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone“.

Parole dure, che fanno rabbia e che testimoniano il declino della nostra società. E che forse hanno spinto il ragazzo verso l’estremo gesto.

 

AFS

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