Grande emozione al Roland Garros per il ritorno in campo di Carla Suarez Navarro, assente dal febbraio 2020 dopo una lunghissima terapia per curare un linfoma di Hodgkin
Tra le decine di risultati del primo turno del Roland Garros, uno è da salutare con particolare rispetto ed entusiasmo: quello della tennista Carla Suarez Navarro. Anche se questa volta la tennista ha perso.
Carla Suarez Navarro ha vinto qualcosa di ben più importante che un match di tennis. La 32enne, sconfitta martedì contro Sloane Stephens agli Internazionali di Francia, ha giocato il suo primo match dopo avere combattuto il cancro. La Navarro, ex numero sei del mondo prima di un ritiro forzato dopo che la malattia si era manifestata nel febbraio dell’anno scorso, è arrivata a due soli punti dalla vittoria quando dopo avere vinto il primo set si è lasciata rimontare nel corso del tie-break che ha deciso il secondo: 3-6, 7-6 (4) 6-4.
Dopo l’ultimo punto Carla Suarez Navarro ha guardato il cielo, ha sorriso e ha raccolto un lunghissimo applauso delle poche persone presenti. Il campo era ormai vuoto per via del coprifuoco scattato alle 21. Ma la prima ad applaudirla è stata proprio l’avversaria che l’aveva appena battuta.
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La diagnosi sedici mesi fa era stata tremenda: linfoma di Hodgkin. Carla non stava bene e aveva una fastidiosa febbriciattola. Pensava di avere contratto quel virus di cui tutti parlavano, il Covid. Era qualcosa di molto peggiore. Iniziano mesi di estenuanti chemioterapia e radioterapia. Ad aprile quando lentamente stava riprendendo ad allenarsi la buona notizia: il tumore è regredito…
“Ora è tutto alle spalle ma ho passato l’inferno – dice Carla Suarez Navarro ai giornalisti dopo il match – e quando mi curavo, e pensavo di non vederne la fine, mi dicevo che volevo tornare proprio qui, al Roland Garros. E che avevo un lavoro da finire”.
Perché a Parigi la tennista spagnola non è mai andata oltre la semifinale: “Quest’anno è andata così, non potevo aspettarmi molto di più. Sono contenta anche solo di essere qui. Ho fatto di tutto per essere qui almeno per un’ultima volta…”.
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