Roby Baggio, tra ricordi e rimpianti. L’ex divin codino si racconta in occasione di un lungometraggio a lui dedicato: “Due cose mi tormentano ancora”
Roberto Baggio inedito, come forse non si è mai visto. L’ex divin codino, il fuoriclasse che ha segnato un’epoca del calcio italiano, in pratica tutti gli anni ’90, si racconta in una lunga intervista rilasciata al giornalista del Corriere della Sera, Giorgio Terruzzi, in occasione dell’uscita del documentario: “Baggio: l’uomo dietro il campione” prodotto da Netflix, a sostegno del film ‘Il divin codino’ in uscita oggi 26 maggio su Netflix e alle 21.20 su Italia1. Un ritratto curioso, particolare, in cui l’ex campione di Fiorentina, Juventus, Milan, Inter, Bologna e Brescia svela alcuni lati nascosti del suo carattere.
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Nonostante una carriera straordinaria segnata da 328 gol realizzati tra club e Nazionale, Baggio ha dovuto affrontare una sequenza di infortuni che ne hanno inevitabilmente condizionato l’intero periodo dell’attività agonistica. Tante gioie e soddisfazioni, dunque ma anche una dose massicia di sofferenze: “La serenità viene dalla consapevolezza di non essermi mai risparmiato. Non mi davano molte speranze di tornare a giocare e se non trovi dentro te stesso la forza di andare avanti, non arriva niente. È una condizione che riguarda molte persone. Anche una sofferenza può trasformarsi in un valore”.
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Nella sua carriera Roberto Baggio ha ottenuto grandi vittorie, soprattutto con le squadre di club in cui ha giocato e anche un Pallone d’Oro conquistato nel 1993. Ma restano due momenti che continuano a tormentarlo, due nodi che proprio non si sciolgono entrambi colorati di azzurro: “Quel rigore sbagliato nella finale dei Mondiali 1994 mi farà compagnia per l’eternità. Se avessi avuto un badile mi sarei scavato la fossa da solo. E poi la delusione infinita per la mancata convocazione ai Mondiali del 2002″.
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