MoltNon c’è pace per le Olimpiadi di Tokyo 2020, ancora in pieno marasma per via delle conseguenze della pandemia, gli abitanti della capitale hanno raccolto 350mila firme per bloccarle
Una petizione con 350mila firme raccolte tra tutti gli abitanti della capitale è stata consegnata al presidente del comitato olimpico nazionale, agli organizzatori dei giochi e al governatore di Tokyo Yuriko Koike.
La petizione chiede la cancellazione delle Olimpiadi di Tokyo. La raccolta di firme va avanti: ma in soli nove giorni le adesioni sono state moltissime, a dimostrazione di una crescente avversione da parte dell’opinione pubblica sull’evento.
I giapponesi avevano accolto con entusiasmo l’idea delle Olimpiadi ma il Covid ha cambiato tutto. Le prospettive e anche le esigenze di un paese che sta pagando il proprio tributo alla pandemia non solo con tante vite umane ma anche con una crisi economica durissima.
Le Olimpiadi vengono considerate un inutile spreco di soldi e risorse, ma soprattutto un grande rischio sanitario.
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Kenji Utsunomiya, organizzatore della campagna “Stop Tokyo Olympics”, chiede che i giochi siano cancellati e tenuti solo quando il Giappone potrà accogliere visitatori e atleti con tutto il cuore.
A meno di tre mesi dalle Olimpiadi, la cui inaugurazione è prevista per il 23 luglio, la situazione in tutto il paese e tutt’altro che tranquilla. Tre nuove regioni sono in piena emergenza. Oltre a Tokyo e Osaka ci sono altre quattro prefetture dell’interno alle prese con gravi restrizioni. Hokkaido dove si svolgerà la maratona olimpica, ieri ha contato 712 nuovi casi di coronavirus.
Tante le preoccupazioni anche da parte dell’associazione medica del paese. Ma anche atleti simbolo come la campionessa di golf Hideki Matsuyama e la tennista Naomi Osaka hanno espresso parere contrario.
Gli ospedali sono sotto stress: in 19 prefetture vige il coprifuoco, bar e ristoranti chiudono alle 20 e da mesi non possono vendere alcol. Al momento le Olimpiadi sono confermate, ma con molte restrizioni per l’accesso del pubblico e con staff ridotti al minimo.
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