Superlega, Juventus all’attacco: il comunicato ufficiale del club bianconero insieme a Barcellona e Real Madrid ribadisce le posizioni
Nessun rimpianto e nessun passo indietro sulla Superlega, almeno non per adesso. Juventus, Real Madrid e Barcellona hanno letto attentamente l’ultimatum della Uefa ma non cambiamo idea e non sono disposte a trattare la resa.
Lo fanno sapere con un comunicato congiunto che sa anche di atto d’accusa, sia per la Uefa che per i 9 club che hanno abbandonato il progetto Superlega. “I club fondatori hanno ricevuto, e continuano a ricevere, inaccettabili pressioni – scrivono – minacce ed offese da terze parti”. Tutto questo per abbandonare il progetto e rinunciare a quello che invece considerano un diritto e un dovere, riformare il calcio in maniera positiva e propositiva.
A loro favore c’è già la sentenza del tribunale di Madrid che ha importo a Fifa ed Uefa di astenersi da ogni ingerenza nel progetto Superlega. Ma soprattutto c’è un progetto che considerano valido e unico nel suo genere, come ricordano nel comunicato. Tutto è nato per “fornire soluzioni all’attuale insostenibile situazione del settore calcistico, in un costruttivo spirito di collaborazione tra le parti”.
Inoltre ricordano che la Superlega partirà solo dopo essere stata riconosciuta da Fifa ed Uefa, ma finora le due federazioni si sono opposte senza motivo. Ma la crisi profonda del calcio, acuita dalla pandemia, merita secondo loro una risposta decisa e immediata, pena la sopravvivenza di molti club.
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Secondo i 12 club fondatori, la Super League doveva essere un’opportunità unica per loro e per i tifosi che avrebbero goduto del miglior spettacolo possibile. Vale per i maschi ma anche per la promozione del calcio femminile che sfrutta ancora poco l’enorme potenziale del movimento.
Dialogo possibile oppure guerra totale? Per ora una via di mezzo. “Samo pronti a riconsiderare l’approccio proposto, per quanto necessario. Tuttavia, saremmo altamente irresponsabili qualora abbandonassimo la missione di fornire risposte efficaci e sostenibili alle questioni esistenziali che minacciano il settore calcistico”.
La chiusura è una promessa: i tre club sopravvissuti alla diaspora ribadiscono l’impegno e la volontà di discutere “con rispetto e nell’osservanza dei principi di diritto ma scevri da intollerabili pressioni, le soluzioni più appropriate per la sostenibilità dell’intera famiglia del calcio”.
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