C’era grandissima attesa negli Stati Uniti per la prima sentenza a carico di Derek Chauvin, il poliziotto colpevole di avere ucciso George Floyd durante le manifestazioni di piazza di Minneapolis del 25 maggio scorso
Condannato con tre capi di imputazione. La sentenza a carico di Derek Chauvin, l’ex agente di polizia accusato di omicidio per la morte di George Floyd, è stata pronunciata la scorsa notte da una giuria nel tribunale di Minneapolis.
Chauvin ha lasciato l’aula del tribunale in manette e a capo chino: resterà in carcere fino a quando il giudice stabilirà la sua condanna che potrebbe essere fino a un massimo di quarant’anni di carcere. Le fasi dell’omicidio, avvenuto nel corso di alcuni scontri di piazza avvenuti a Minneapolis lo scorso anno, sono state ricostruite in aula. E la giuria ha riconosciuto colpevole l’ex poliziotto, che tenendo il ginocchio premuto sul collo di Floyd per oltre nove minuti ne avrebbe provocato la morte per asfissia. Chauvin è stato giudicato colpevole per tutti e tre i gradi di giudizio, omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado.
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La condanna dell’ex agente è stato salutato con soddisfazione, con applausi e grida da numerose persone in attesa dentro e fuori dal tribunale. Moltissime anche le reazioni on line. Molto attesa in particolare era quella di Lewis Hamilton. Il sette volte campione di Formula 1 che ha aderito al movimento Black Lives Matter diventando uno dei portavoce della campagna di sensibilizzazione della comunità afroamericana ha subito twittato la sua soddisfazione per la condanna: “Ma superiamo la rabbia – ha scritto Hamilton – perché c’è ancora molto da fare”.
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Mike Tyson ha scritto “giustizia è servita” con un post sul suo account, seguito da 5.6 milioni di fan. Immediata la valanga di like, oltre 10mila in poche ore con il messaggio condiviso da centinaia di migliaia di persone in poche ore.
Anche la leggenda della NBA LeBron James ha sostenuto il verdetto in modo conciso, twittando semplicemente la parola “responsabilità” scritta tutta in lettere maiuscole.
La morte di George Floyd aveva portato una massiccia campagna di sensibilizzazione in tutti gli ambiti sociali, ma soprattutto nello sport dove le partite di NFL, NBA, di calcio oltre ai gran premi di Formula 1, si sono aperti con gli atleti in ginocchio per ricordare la vittima ma anche il modo in cui aveva perso la vita. Con un ginocchio premuto sul collo.
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